Suicidio Assistito

Iole Benetello (foto AmLegal)

 

«In Regione c’è un paziente che avrebbe dovuto ricevere il farmaco il 6 di maggio - dice l’avvocato Iole Benetello, responsabile della “cellula” bolognese dell’Associazione Luca Coscioni –. Il diritto al suicidio esiste già su tutto il territorio nazionale». Eppure la questione è complessa. Dopo il ricorso presentato dalla consigliera regionale di Forza Italia Valentina Castaldini contro le delibere della giunta che disciplinavano le procedure di fine vita, il Tar ne ha sospeso temporaneamente l’efficacia. Aggiungendo vuoto al vuoto.

 

In termini pratici, cosa comporta questa sospensione delle delibere regionali?

«Facciamo chiarezza. Gli organi di stampa hanno il dovere di essere il più precisi possibili. È fondamentale. Le delibere, per adesso, sono congelate in attesa delle decisione definitiva prevista il 15 maggio. La discussione sul merito della questione, invece, non è ancora fissata. Sottolineo che tra due settimane il Tar si pronuncerà definitivamente solo sulla sospensiva».

Sempre più incertezza, nella sostanza.

«Il diritto al suicidio in Italia già esiste. In Emilia-Romagna, con l’associazione Coscioni abbiamo raccolto 7300 firme per richiedere alla giunta regionale di stabilire i tempi e i modi per accedere al suicidio assistito e porre fine dignitosamente alla propria vita. La delibera è stata emanata per cercare di colmare il vuoto normativo e garantire ai pazienti un percorso sereno, disciplinando le tappe cui attenersi».

Il legislatore regionale, quindi, si è adeguato alla sentenza del 2019 della Corte Costituzionale?

«Sì, nel 2019, i giudici della Consulta hanno individuato specificamente le condizioni che il paziente deve soddisfare per avviare il percorso di aiuto. E per portarlo a termine. Il Parlamento, adesso, dovrebbe stabilire se al suicidio assistito possono accedere anche altre tipologie di pazienti, come quelli oncologici, che non siano tenuti in vita da apparecchiature mediche e che non versino in uno stato vegetativo permanente. È questa la sfida più grande».

In caso di conferma della sospensione definitiva della delibera quali sono le conseguenze per i pazienti?

«Il fatto che le la delibera sia sospesa non significa che un paziente non possa richiedere di essere ammesso alla procedura. E ricordiamo che il medico che fornisce il farmaco, in ogni caso, non è punibile. Si chiama suicidio assistito proprio perché il sanitario si limita a procurare la sostanza idonea a cagionare la morte. Ma è il paziente che se la autosomministra. Carboni e Dj Fabo hanno fatto tutto da soli».

In regione due procedure sono state portate a termine, una è in attesa.

«C’è un paziente che avrebbe dovuto ricevere il farmaco il 6 maggio. Dico “avrebbe“ perché non si sa se il medico di riferimento glielo fornirà. Può farlo. Nonostante la sospensione e nonostante la mancanza di una legge nazionale. L’azione del Tar non pregiudica il diritto del malato di porre fine alla propria esistenza».

 

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