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Renato Zero

Renato Zero (Foto: Ansa)

 

Renato Zero, settantacinque anni il prossimo 30 settembre, è in questi mesi impegnato in un progetto discografico ambizioso, che non ha un nome. Un omaggio inedito alla musica internazionale a due a due. Sì, perché non si tratta di un unico album, ma di coppie di singoli pubblicate in digitale e in 45 giri. Come per ricordare i tempi d’oro della musica leggera, quando l’emozione dell’uscita del disco fisico era forse più forte dell’ascolto stesso. La tracklist definitiva si scoprirà strada facendo e ad oggi è possibile ascoltare sei grandi brani che hanno fatto la storia della popular music globale. “Resta accanto a me”, è la cover di “Redemption Song” di Bob Marley, “Silenzio che lo sguardo tuo parla per te” è “Sorry seems to be the hardest word” di Elton John. E, poi, “Che miracolo sei” (“What a wonderful world”), “Suoni” (“Sunny”), “Per sempre noi” (“I have nothing”), “Sarai” (“At last”).

Tutti i brani sono stati riarrangiati da Danilo Madonia, storico collaboratore del cantautore romano, e le sonorità spaziano dal jazz al soul, fino ad accarezzare il blues e il country. Una miscellanea di stili e di testi riscritti da Zero (neanche a farlo apposta), che si distanziano dagli originali e che ripropongono i temi cari al Re dei Sorcini, anche a costo di disvelare una leggera patina di banalità: l’amore, la fede, l’introspezione, l’ambizione. Insomma, si ritrova «il solito Renato», come cantava in “Come mi vorresti” nel 2003, con l’aggiunta (o l’aggravante) di sentire sulle spalle il peso della storia.

 

La recensione è tratta dal Quindici n.1 del 9 aprile 2025