il delitto

Foto Ansa: Alessandro Coatti, 38 anni

 

Oggi la seconda macabra scoperta. Trovate le gambe di Alessandro Coatti, lo studioso di origine ferrarese ucciso in Colombia. Dopo testa, braccia e piedi, rinvenuti ieri in una valigia a Santa Marta, località poco distante dalla capitale Bogotà, da un gruppo di bambini, la polizia locale ha trovato gli arti inferiori del giovane biologo chiusi in un sacco di caffè in un’altra zona della città. La famiglia, in costante contatto con la Farnesina, teme il traffico d’organi come movente del delitto. Sul caso aleggia il mistero: Carlos Pineda Cuello, sindaco di Santa Marta, ha posto una taglia di diecimila euro per chi offrirà informazioni utili a identificare il killer.  L’inquietante scoperta è solo l’ultima di una lunga serie. La squadra forense colombiana dell'Unità ricerca persone scomparse dà notizia di altri sette corpi estratti dal cimitero cittadino in circostanze non chiare. «Esiste un chiaro schema ricorrente in questi crimini: corpi torturati, smembrati, infilati in sacchi della spazzatura o di caffè e abbandonati sulle strade rurali», ha affermato la specialista in diritti umani Norma Vera Salazar, secondo cui «questi tipi di omicidi vengono utilizzati dai gruppi di autodifesa per inviare messaggi di allerta, incutere paura e marcare il territorio». Esclusi, al momento, collegamenti con il traffico di droga e la criminalità organizzata.

Lo studioso di 38 anni, originario di Portomaggiore (Ferrara), faceva il volontario in Ecuador. Desideroso di visitare anche Perù e Bolivia, viaggiava in solitaria. Il cadavere del biologo molecolare laureato alla Normale di Pisa, che fino all’anno scorso risiedeva a Londra, è stato riconosciuto grazie al bracciale dell’albergo che indossava. Funzionari dell’ostello in cui alloggiava, ascoltati dalle autorità locali, hanno riferito precedenti richieste di informazioni del giovane sul percorso per giungere a Minca, paradiso naturale, inaccessibile fino a poco tempo fa per la presenza di gruppi paramilitari. La famiglia ha perso i contatti con il giovane da giovedì 3 aprile, giorno dell’arrivo a Santa Marta.  L’ultimo avvistamento venerdì sera mentre saliva su un taxi non distante dall’ostello. Le tracce si sono perse nel buio della movida colombiana. Poi il vuoto e la scoperta dell’orrore. Lo zio, Giovanni Coatti, fermo nel dolore, ha commentato l’ipotesi di traffico d’organi: «Per come è stato ritrovato il corpo, fatto a pezzi, senza busto. È una cosa orribile anche solo a dirla ma non possiamo escludere nulla. Alessandro non aveva nemici e l’ipotesi della rapina non ci convince, non era una persona che ostentava beni di valore. Aveva acquistato da poco un cellulare nuovo per fare foto migliori, ma non era di quelli troppo costosi. Girava con pochi soldi in tasca, non esibiva orologi o altri oggetti», ha riferito al "Resto del Carlino". Rimangono aperte tutte le piste, ha chiarito la procura di Roma che indaga sul fatto. Aperto un fascicolo d’indagine coordinato dal procuratore Francesco Lo Voi. Il ricordo dei colleghi della "Royal Society of Biology"  è sul portale dell’organizzazione scientifica: «Ale era uno scienziato appassionato e dedito alla ricerca che guidò il lavoro dell’istituto sulla scienza animale, scrivendo numerosi studi, organizzando eventi e presentazioni alla Camera dei Comuni».