in piazza

Alessandro Bergonzoni (foto concessa dall'interessato)
«La bellezza della fantasia è universale, non esistono epoche e generazioni. Stasera sarà un gran divertimento, che ci permetterà di allargare la nostra mente e la nostra coscienza». È in trepidante attesa ed entusiasta per l’appuntamento di stasera Alessandro Bergonzoni, attore e comico bolognese e amico di Stefano Benni e Pirro Cuniberti, a cui è legato anche in quanto il pittore è padre della sua compagna. Pronto per festeggiare i suoi compagni di avventure, in piazza Maggiore, nella grande festa in occasione della riedizione di “Stranalandia” a 41 anni dalla sua prima pubblicazione.
Bergonzoni, cosa ci si deve aspettare stasera?
«È la festa dei 41 anni di “Stranalandia”: due persone, uno scrittore e un artista, apriranno il loro libro al pubblico. Non c’è cosa più bella per il pubblico di sentire le voci dei loro amici, impegnati nella lettura. Sarà un coro, che farà vedere la meraviglia del bambino, del bambino cresciuto, ma anche dell’animale, della surrealtà, dell’immaginifico. Io sono uno di quelli che ha frequentato di più Benni negli ultimi anni, ma ci sono tante persone che hanno già fatto molti spettacoli e letture in suo onore e lo conoscono da una vita. Stasera saremo tantissimi, il “coro” sarà molto vario: non sarà una semplice lettura, ma proprio un festeggiamento».
È un’occasione per ricordare, dunque, insieme.
«La loro arte e la loro scrittura mostrano come si può sognare di nuovo, ma non si tratta solo di ricordi. Benni è a oggi uno degli autori italiani più venduti al mondo. In autunno sarà presentata un’antologia critica di Cuniberti, a cura del professor Pasquale Fameli. E stasera chi vorrà potrà ricordare “Bar Sport”, o “La Compagnia dei Celestini”, nel nome di Benni; o tutto ciò che Pirro Cuniberti ha fatto a Bologna, da allievo di Morandi a insegnante all’Accademia di Belle Arti. Ognuno di noi ha i propri ricordi: il mio è quello di stare insieme a mangiare, bere, ridere e scherzare parlando di qualsiasi cosa su divani, poltrone e attorno a tavoli. Però la parola ricordo non mi piace tanto, preferisco la parola avventura».
Perché?
«Perché dà un’idea di qualcosa che continua nel tempo. Moltissime generazioni non hanno mai letto Stranalandia, che stasera sarà protagonista: poterlo vedere rappresentato, insieme alle immagini, sentire che cosa le due fantasie degli autori hanno prodotto insieme penso sia un bel matrimonio di umanità».
Vuole ricordare un’avventura, allora, vissuta con Stefano Benni?
«Un cortometraggio, che non so se andò mai in onda, fatto in un’osteria bolognese insieme all’attore Paolo Rossi e a Benni, dove rappresentavamo noi stessi al bancone… L’ho conosciuto anche così, mentre si appassionava al girato, che gli è sempre piaciuto. Il concetto dell’osteria, del tiratardi, il biassanot, del trascinarsi è sempre stata una sua caratteristica che mi ha incuriosito. Io mi sento completamente diverso da lui».
E Pirro Cuniberti, invece?
«Di lui mi colpisce molto quello che ha portato avanti negli ultimi vent’anni: il concetto di non volersi chiamare artista, di non voler vendere i suoi quadri. Quello della dignità del segno della matita e della china, che per lui erano, son, regine da rispettare e osservare».
Ritornando a Stranalandia, qual è il suo personaggio preferito?
«Il Virgolo! Stasera leggerò il pezzo a lui dedicato, insieme a quello sul Rigario. Ma il Rigario (un animale che si distingue per la sua ossessione nel disegnare righe sul terreno per delimitare il suo territorio, ndr) rappresenta colui che vuole confinare, limitare, restringere. Il Virgolo, invece, personaggio che rappresenta la punteggiatura, si infila nelle lettere, negli atti notarili, nei libri, e crea un caos sorprendente. In generale, comunque, mi rivedo un po’ in tutti, allora e ora: non diciamo “da bambino”, “da ragazzo”, smettiamola di dividere la bellezza della fantasia in epoche e generazioni».