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Il Liceo Sabin. Foto di Sofia Pellicciotti
«Abbiamo ottenuto quello che volevamo, oggi alle 18 chiudiamo l’occupazione», dice soddisfatta Rebecca Musico, del collettivo studentesco del liceo scientifico e sportivo Sabin, occupato da lunedì. «Da domani passiamo all’autogestione concordata con i docenti e il preside – continua la studentessa – proprio perché Matteo Lepore ha dichiarato pubblicamente la sua presenza all’assemblea plenaria di domani, insieme all’assessore Daniele Ara. Chiediamo degli incontri per risolvere i problemi che ci hanno spinto ad occupare, in una parola la mala gestione dei fondi da parte della Città metropolitana».
Il problema principale per il Sabin, che si trova subito dopo il ponte Matteotti che collega il centro alla Bolognina, sono gli spazi. Da anni gli iscritti continuano ad aumentare e da anni le aule continuano a mancare. Le strutture container costruite dal Comune non bastano a gestire il numero degli studenti sempre crescente, e ci sono alcune classi che sono costrette a ruotare. «La Città metropolitana in questi anni ha proposto delle soluzioni che non rispondono alle nostre esigenze – spiegano gli studenti – Inoltre, siamo un liceo con anche l’indirizzo sportivo e da cinque anni andiamo avanti con un trasporto verso altre palestre in città». Tra le altre rivendicazioni la questione delle gite, alle quali molte classi rischiano di non partecipare. E ancora, la richiesta di un’educazione sessuoaffettiva nella scuola, ancora più sentita in seguito alle dichiarazioni del ministro Giuseppe Valditara sui femminicidi che sono più frequenti in certe culture. L’ultima rivendicazione va a toccare invece un nervo scoperto dell’amministrazione bolognese, ovvero la mobilità e i lavori per il tram, perché la scuola si trova in un punto strategico: «Siamo dietro la stazione dei bus e dei treni, ci affacciamo proprio dove sono previsti i cantieri per il tram. Con i lavori, rischiamo di non riuscire a entrare a scuola perché tutto via Matteotti sarà occupata da questo cantiere».
Quelle degli studenti del Sabin sono richieste concrete, legate a temi che toccano direttamente gli studenti e nelle quali si riflettono anche i docenti e la preside. Un pragmatismo che ha contribuito al successo dell’occupazione, nella quale il dialogo tra le parti non è mai mancato, e che si stacca rispetto alle mobilitazioni delle scorse settimane, che hanno visto emergere uno scontro tra docenti e studenti, e tra gli studenti stessi. «Noi abbiamo un'idea di occupare nettamente diversa rispetto a quelle delle altre scuole – dice Enea Valentini della quinta E – Rispetto a un liceo Minghetti che ha fatto delle barricate, noi riteniamo che la dirigenza e i professori debbano entrare nella scuola occupata perché anche loro sentono il nostro disagio. La preside si è mostrata solidale seppur non condivida i modi in cui abbiamo deciso di rivendicare queste cose». Il dialogo sembra essere la chiave, oltre a una coesione interna che spesso fa la differenza. «Mentre al liceo Minghetti una piccola parte degli studenti ha deciso per tutti, e per questo ci sono state tante spaccature interne, al Sabin – racconta Rebecca – abbiamo fatto una plenaria in cui abbiamo raccolto le opinioni degli studenti per farli decidere tra autogestione e occupazione. Su 1.170 voti il 90% era per l’occupazione, c'è stato molto consenso rispetto alle altre scuole dove un piccolo gruppo di élite ha mosso il tutto. Qua tutti partecipano a tutto, come nelle polis greche».
E l’impressione, entrando nel cortile occupato dai ragazzi, è proprio quella di una grande piazza. Gruppi di discussione, chi distribuisce del cibo, chi allestisce per il concerto finale che ci sarà oggi pomeriggio, chi è dietro all’organizzazione dell’incontro di domani. «Noi abbiamo ottenuto quello che volevamo, un incontro con la Città metropolitana che portasse a soluzioni concrete e reali. Speriamo che domani tutto vada bene sennò continueremo a protestare, a lottare per quello che stiamo rivendicando da giorni».
Il dialogo, sì, ma a condizione che dall’altra parte una seria disponibilità al confronto.