Israele-Iran

La metropoli iraniana attaccata da Israele (foto Ansa)

 

«Il conflitto è complesso, ma l’Unione Europea non dovrebbe lasciare che Netanyahu gestisca da solo la questione». Così Gianluca Passarelli, professore di Scienze Politiche all’Università La Sapienza di Roma, commenta la guerra tra Israele e Iran e il ruolo che l’Europa potrebbe (o forse dovrebbe) svolgere per evitare l'escalation.

La potente offensiva israeliana ha creato allarme in tutta la comunità internazionale che teme l'esplosione dell'intera area già provata dai massacri a Gaza e dallo scontro con il Libano. Negli ultimi giorni, dopo i primi colpi mirati a decapitare la dirigenza iraniana e gli ingegneri impegnati nella costruzione della bomba nucleare, la situazione è degenerata. Un episodio emblematico l’attacco all’edificio della televisione di Stato iraniana a Teheran: nel corso di una trasmissione in diretta, la giornalista Sahar Emami ha continuato a lavorare circondata dal fragore dei bombardamenti.  Il raid ha causato vittime tra lo staff e ha rappresentato un ulteriore segnale della piega presa dallo scontro in atto.

A complicare ulteriormente il quadro le recenti dichiarazioni del premier israeliano Benjamin Netanyahu, secondo cui «Israele avrebbe la completa supremazia nei cieli e l’uccisione della Guida Suprema iraniana, Ali Khamenei, potrebbe porre fine al conflitto».

Per Passarelli, «il comportamento di Netanyahu è quello di un criminale di guerra, ma all’Europa basterebbero 14 minuti per placare il suo spirito. Basterebbe sospendere tutti gli accordi commerciali con Tel Aviv e Gerusalemme. Sarebbe un gesto di dignità e una conferma della propria natura, cioè un'organizzazione nata per la pace».

Gianluca Passarelli, professore ala Sapienza di Roma

 Il docente della Sapienza di Roma (foto concessa dall'intervistato)

Passarelli aggiunge che «l’Europa può incidere meno sulla vicenda Iran-Israele rispetto alla guerra tra Israele e Palestina; tuttavia, sarebbe più efficace se affrontasse il problema insieme agli Stati Uniti, dialogando con Israele e non sempre agendo in ordine sparso». La frammentazione delle posizioni europee e la mancanza di una politica estera univoca limitano infatti la capacità dell’Ue di influenzare realmente gli eventi in Medio Oriente. Il professore sottolinea inoltre che «nel conflitto Iran-Israele l’Europa potrebbe avere più voce in capitolo se solo esistesse un vero ministro degli Esteri: Kaja Kallas, in questo senso, non è credibile».

La questione resta ardua da risolvere in tempi brevi e comunque, per Gianluca Passarelli, la guerra iniziata contro Teheran «sarà una sconfitta per tutti. Nemmeno Netanyahu potrà considerarsi un vincitore».