Banche

Sportello Atm (foto Ansa)

 

La mappa degli sportelli bancari dell’Emilia-Romagna cambia rapidamente. In cinque anni la regione ha perso 414 filiali, un calo del 16,5%: dagli 2.508 sportelli del 2019 si è scesi a 2.094 nel 2024, fino ad arrivare a 2.057 nei primi nove mesi del 2025. Un arretramento che pesa sul territorio e che, secondo Uilca (sindacato dei lavoratori del credito e delle assicurazioni), non riguarda solo l’accesso ai servizi ma anche l’occupazione, con circa 3 mila posti di lavoro in meno. Se guardiamo all’Italia, il quadro generale della desertificazione bancaria è ancora più preoccupante: dal 2019 al 2024 sono scomparse 4.658 filiali, scendendo sotto la soglia delle ventimila unità e arrivando a 19.654, un numero calato ulteriormente nel 2025.

In Italia in cinque anni il personale bancario è diminuito di oltre 20 mila unità, passando da 282.129 a 261.653 dipendenti.

L’impatto in Emilia-Romagna è chiaro: 38.192 cittadini non hanno più accesso a uno sportello fisico e i comuni completamente privi di servizi bancari sono diventati 21 come è emerso anche durante il convegno “Chiusura Filiali? No Grazie” promosso da Uil e Uilca di stamattina a Palazzo Grassi. Tra i relatori è intervenuto il presidente della Regione, Michele de Pascale. «Il credito è tutelato dalla Costituzione, le banche svolgono una funzione fondamentale ed è diritto di tutti i cittadini avere servizi di prossimità, indipendentemente da dove vivono. È vero che i dati dell’Emilia-Romagna sono lievemente migliori rispetto alla media del Paese, però il fenomeno c’è ed è evidente. Da tempo chiediamo un dialogo con il governo per una strategia nazionale che, nel confronto con gli istituti di credito, preveda incentivi e tutele per mantenere i presidi sul territorio».

I dati analizzano anche il numero degli sportelli ancora attivi in Emilia-Romagna nei primi nove mesi del 2025. Si va da 483 a Bologna a 128 a Ferrara, passando per Parma con 200 sportelli. Dalla tabella a Rimini risultano solamente due sportelli. Si tratta - da un nostro riscontro in redazione - di un errore, già fatto notare alla Uil regionale. Da una nostra ricerca, infatti, i numeri in Riviera sono più alti: Rimini ne ha circa 137, Riccione 37, Cattolica 21, etc. 

La situazione diventa ancora più fragile nelle Aree Interne, dove vive oltre un milione di persone. Qui si concentra quasi la metà dei comuni della regione, ma solo il 21,9% degli sportelli. Nel 2024, dei 38 sportelli chiusi, 7 erano collocati proprio in questi territori già segnati dallo spopolamento e dalla carenza di servizi. Secondo il Centro Studi Uilca, la chiusura di due sportelli in comuni che nel 2023 disponevano ancora di una filiale ha lasciato oltre 26 mila residenti completamente privi di accesso a un servizio bancario fisico. «Siamo partiti dall’Appennino - spiega Mario Cusano, segretario generale Uilca Emilia-Romagna - perché molti comuni del nostro Appennino, come Monzuno e Monghidoro, sono ormai desertificati. Non ci sta ritirarsi fisicamente da un territorio disagiato: chi vive a Monghidoro deve farsi 25 chilometri di montagna per arrivare a Pianoro per poter usufruire del primo sportello bancario disponibile. È un disagio enorme. La chiusura degli sportelli non è condivisa dal sindacato né dalle comunità, e la digitalizzazione non può essere la risposta: crea difficoltà soprattutto alle fasce più fragili. E poi c’è un problema di occupazione: i lavoratori bancari sono sempre meno proprio a causa di queste scelte».

Dal 2023 Uilca ha lanciato la campagna nazionale “Chiusura filiali? No, grazie”, un viaggio attraverso i territori più colpiti per dare voce a cittadini, sindaci e lavoratori. Il sindacato ha anche realizzato un’indagine, L’impatto della desertificazione bancaria sugli italiani 2023/2024, che racconta l’insoddisfazione crescente e le difficoltà di chi non riesce ad accedere ai servizi essenziali. Il tema è arrivato anche al Cnel, dove è stato avviato un tavolo nazionale e redatto un documento con proposte e buone pratiche internazionali, mentre in alcune regioni nascono i primi Osservatori dedicati.

Per il segretario generale Uilca, Fulvio Furlan, «le banche non possono essere soggetti passivi. Hanno una funzione economica e sociale e la chiusura degli sportelli condanna interi territori all’abbandono. Devono essere un traino per evitarlo». La scomparsa delle banche locali non è solo un fenomeno economico: riguarda la tenuta delle comunità, il diritto ai servizi, la possibilità per cittadini e imprese di restare nei loro territori. In Emilia-Romagna, come nel resto del Paese, il rischio è che la distanza da uno sportello diventi una nuova forma di disuguaglianza, soprattutto nelle zone montane e periferiche. Per questo, mentre i numeri continuano a scendere, il messaggio delle istituzioni e dei sindacati è lo stesso: serve una strategia nazionale, prima che interi pezzi di territorio restino completamente isolati.