stragi

Aldo Moro durante il sequestro delle Br (foto Ansa)
Con la legge 4 maggio 2007 n° 56 si istituì in Italia il “Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi”. Venne celebrato per la prima volta l’anno successivo, il 9 maggio del 2008, data scelta per la ricorrenza dell’assassinio di Aldo Moro, avvenuto quello stesso giorno nel 1978.
In occasione della prima commemorazione, nel 2008, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano condannò con forza la violenza politica e disse che obiettivo del Giorno della memoria era «scongiurare ogni rischio di rimozione di una così sconvolgente esperienza vissuta dal paese, per poter prevenire ogni pericolo di riproduzione di quei fenomeni che sono tanto costati alla democrazia e agli italiani».
L’anno successivo, Napolitano fu contestato dagli anarchici perché organizzò al Quirinale un incontro fra la vedova del commissario Luigi Calabresi e quella dell’anarchico Giuseppe Pinelli. Calabresi era presente nella questura di Milano il giorno della morte di Pinelli, ed era stato ucciso nel 1972 da militanti di Lotta Continua, dopo una dura campagna della stampa contro di lui.
Nel 2012, sempre Napolitano si commosse incontrando a Trento Agnese Moro, figlia dello statista ucciso dalle Brigate Rosse, mentre nel 2014 fu Sergio Mattarella a incontrare i familiari delle vittime al Quirinale.
Se oggi infuriano le polemiche e la delusione da sinistra per la mancata rappresentanza delle vittime del terrore nero, nel 2020 a Casarsa, in Friuli-Venezia Giulia, a protestare furono i partiti di destra all’opposizione. In quel caso non erano stati coinvolti nelle commemorazioni del 9 maggio, che prevedevano solitamente la deposizione di una corona d’allora davanti a una lapide dedicata ad Aldo Moro. Allora, come qualcuno fece notare, si era in tempo di Covid-19.