ingegneria

La torre Garisenda vista dall'Asinelli (foto d'archivio)
Dopo un anno e mezzo di transenne e monitoraggi costanti, la torre Garisenda torna finalmente a guardare al futuro. Dichiarata in “zona rossa” per i cedimenti alla base e l’accentuarsi della sua inclinazione, oggi una delle torri simbolo di Bologna entra nella fase operativa del complesso restauro.
«Entro l’estate del 2026 eseguiremo il tiro della Garisenda – dice il sindaco Matteo Lepore –. Appena l’intervento sarà approvato verranno installate delle strutture di tiraggio, le stesse utilizzate per la Torre di Pisa, per procedere poi a riassestare "la malata". Si passerà poi alla seconda fase del piano che consiste nell’iniezione di una speciale malta che completerà il lavoro. Entro il 2028, dopo la cura, riapriremo piazza di Porta Ravegnana alla città».
Il progetto, presentato nella sala storica di palazzo Pepoli, si articola in due attività.
La prima è la rimozione dello “stato di pericolo” per permettere i lavori sopra e nei pressi della torre. La messa in sicurezza è certificata vincolando la torre a due tralicci metallici rialzati di dieci metri da terra e del peso di due tonnellate e mezzo, le “torri di Pisa”, ai quali verrà applicata tramite cavi una forza elastica per contrastare le azioni dovute all'inclinazione nelle due direzioni est e sud. Il secondo passo sarà il consolidamento del tronco di base mediante iniezioni di una speciale malta sviluppata per convivere con i materiali della Garisenda.
In attesa dell’arrivo delle macchine di Pisa, grazie agli studi svolti dal comitato tecnico e UniBo, verranno inoltre sigillati tutti gli spazi tra i mattoni che compongono la torre che, con il passare del tempo, si sono allargati.
Come spiega il progettista dell’intervento di messa in sicurezza, Gilberto Dellavalle, «l’operazione di messa in tensione si dividerà in due fasi dove la torre sarà sottoposta a un leggerissimo sforzo orizzontale che serve a equilibrarla rispetto alla forza generata dalla sua inclinazione. In questo modo si riducono le sollecitazioni alla base del lato sotto pendenza permettendo così di effettuare le lavorazioni necessarie». Solo dopo la prima fase di tiro, con il monitoraggio tramite strumentazioni e modelli matematici, si potrà avere la conferma della buona riuscita della prima operazione. Si procederà quindi con la seconda fase di tiro.