Intervista

Enrico Bassani (foto Cisl)
«Trovo prematuro parlare di crisi», esordisce il segretario della Cisl bolognese Enrico Bassani commentando la situazione economica della provincia. L’Osservatorio sull’economia e il lavoro nella città metropolitana di Bologna, progetto dell’Istituto ricerche economiche e sociali dell’Emilia-Romagna (Ires), ha recentemente pubblicato il proprio rapporto annuale, da cui emergono alcuni dati negativi presentati dal segretario della Cgil bolognese, Michele Bulgarelli. Nel 2024 rispetto all’anno precedente è aumentata del 71% la cassa integrazione, l’occupazione cala dell’1,5%, quella femminile del 3% e un terzo dei lavoratori del privato sono a rischio di lavoro povero con stipendi annui sotto i 20.000 euro.
Segretario Bassani, la fotografia scattata dal rapporto Ires non è delle più rosee, è un momento negativo che da sindacalista vive anche lei?
«Premetto che non ho fatto nessuna verifica su quei dati e dunque non posso esprimermi sulla loro bontà. Cisl farà una sua ricerca a settembre e potremo essere più dettagliati. Sicuramente la situazione è complicata; diciamo che ci sono nuvole ma non ha ancora grandinato. Bologna rimane un mercato del lavoro attraente, in tutti i settori le assunzioni e la ricerca di manodopera procedono, anche di manodopera qualificata. Trovo che parlare di crisi sia prematuro».
Però un boom nella cassa integrazione c’è stato.
«Sì, indubbiamente, da dopo l’estate scorsa. Soprattutto nel manifatturiero, nel mercato dell’auto e del suo indotto, strettamente collegato al mercato tedesco. E poi una generale contrazione delle esportazioni che trainano l’economia regionale dovuta alle guerre e al caos internazionale».
C’è anche la questione degli scioperi per i contratti collettivi nazionali, ultimo cronologicamente quello dei metalmeccanici la scorsa fine settimana a Bologna.
«Ci sono esiti differenti in base ai settori: per esempio sulla sanità privata si è fermi, sulla sanità pubblica la Cisl ha firmato per il rinnovo, le vertenze per l’industria cooperativa si è risolta con concessioni di aumenti salariali. Sui metalmeccanici Federmeccanica deve scendere a patti, anche perché ci sono altri settori di Confindustria che tengono d’occhio la situazione e potrebbero prendere esempio, quindi non possiamo cedere».
I partecipanti di Bologna verranno denunciati dalla Prefettura in base alle norme del Decreto sicurezza, ha un commento?
«Nulla di diverso da quello che ha detto il segretario della nostra sezione metalmeccanici Ferdinando Uliano. Si stava esercitando un diritto e ci si difenderà nelle sedi competenti. Ma non vorrei che questa storia distogliesse dalla cosa più importante, il contratto da rinnovare».
Invece il calo nell’occupazione femminile e il picco nelle differenze salariali di genere che spiegazione possono avere?
«Sull’uguaglianza di genere ci sono ancora tanti passi da fare, per esempio ancora troppo spesso la cura della famiglia viene lasciata esclusivamente alle madri. C’è poi il problema atavico dei contratti part time imposti e non scelti, che colpiscono soprattutto le donne».
Mentre il dato che descrive un lavoratore privato su tre sotto i 20.000 euro salariali annui e a rischio lavoro povero?
«Bisogna vedere cosa è stato inteso per lavoro povero. Di certo a Bologna il grande problema è il carovita in città che fa sì che i salari non bastino più per vivere. Il tema della casa incide molto, crea quasi un processo inflattivo tutto locale Su questo ci impegniamo nella contrattazione, cerchiamo di fare pressione nelle aziende sane dove i margini per far redistribuire parte degli utili sui lavoratori ci sono. In tutti i settori comunque le assunzioni cii sono, la questione è riuscire trattenere i lavoratori, con questo costo della vita».
Quindi non prevede un autunno caldo.
«È un’espressione che non mi piace, non giova a nessuno il conflitto per il conflitto. I temi si risolvono, se è possibile farlo, parlando. Con la Regione vogliamo rinnovare il Patto per il lavoro e per il clima. È tradizione del nostro territorio, sia nei momenti più positivi come l’uso dei fondi Pnrr che in quelli più negativi risolvere rimanendo insieme e collaborando fra parti sociali».