Carcere

Carcere Dozza di Bologna. Foto Ansa
«Troppa violenza nelle carceri, troppi suicidi: il governo Meloni deve intervenire con un’amnistia o un indulto invece di inasprire la pena».
Dopo aver lanciato il suo appello sul Corriere della Sera, per far fronte all’emergenza del sovraffollamento e ai suicidi nelle carceri, il senatore Pier Ferdinando Casini trona a parlarne con InCronaca, che da tempo sta prestando attenzione all’argomento.
Pier Ferdinando Casini. Foto Ansa
«Le strutture promesse di fatto non ci sono, le esigenze sono molte. Si moltiplicano le fattispecie di reato, per cui si moltiplicano anche le presenze all’interno delle carceri. Intanto aumenta la violenza all’interno delle carceri, violenza che fa sì che chi è più debole e più fragile è di fatti esposto ad atti di autolesionismo, pensiamo ai suicidi che si stanno verificando, molti dei quali investono anche detenuti che finiscono di scontare una pena. È un problema che si trascina da tempo e bisogna dirlo con onestà, non è da addebitare agli uni o agli altri. Purtroppo è una questione che viene da lontano e che non accenna a migliorare».
Lei quale soluzione propone?
«Io dico: un indultino, un’amnistia, se non ci sono le condizioni politiche per procedere con provvedimenti che sarebbero necessari e che io auspico, almeno si studi un provvedimento immediato, tampone. Il concetto costituzionale di rieducazione, che è fondamentale per una democrazia liberale come la nostra, è di fatto lettera morta. Il tema di fondo è aggiornare l’idea in base alla quale il carcere è l’unico strumento di espiazione».
Cosa l’ha spinta a fare questa proposta?
«Nell’immediato bisogna cogliere il segnale che Papa Francesco ha avanzato alla politica fino agli ultimi istanti della sua vita quando ha visitato il carcere di Regina Coeli. Prendere un provvedimento che secondo me è assolutamente necessario. Per cui mi auguro che, la presidente Meloni a cui mi sono rivolto, perché è lei la responsabile del governo, voglia accogliere questo segnale. Io ho visto in lei una sincera adesione al messaggio evangelico di Papa Francesco. Un conto sono le responsabilità laiche della politica, un conto è il messaggio evangelico del Papa. Mai come in questo caso i problemi possono congiungersi e lo spirito di Papa Francesco può aiutarci. Questa è una questione di attualità incredibile, drammatica».
Ha ricevuto approvazione dopo il suo appello?
«Sì. Ho ricevuto decine di messaggi di persone che aderiscono alla mia proposta».
Qual è la sua lettura della situazione carceraria in Emilia-Romagna?
«Nel territorio dell'Emilia-Romagna abbiamo avuto questo problema enorme che c'è ancora del carcere minorile del Pratello, con il trasferimento di detenuti nelle altre strutture e questo evidentemente ha creato e crea problemi molto seri. Bologna non è da questo punto di vista un'isola felice, ma è lo specchio di una condizione carceraria di grande disagio».
A proposito della struttura detentiva del Pratello, pensa che la misura di trasferimento dei detenuti dal carcere minorile alla sezione giovani-adulti della Dozza possa funzionare?
«Io lo ritengo, come ha detto il governo, una questione assolutamente temporanea. Se fosse permanente sarebbe una follia. Voglio auspicare che, se l’Italia è un paese dove le temporaneità diventano definitività, non sia questo il caso. Ma non ho motivo di ritenere che sia così.
Non è una questione di politica, è una questione di buon senso. Non è una questione di destra o di sinistra, è una questione di buon senso. Io ho rivolto un appello. Non voglio che questo appello assuma connotati politici, per non indebolire la porta di un messaggio che deve essere trasversale. Questo è un appello di cui ciascuno si deve assumere la responsabilità di dire sì o no».
Di seguito gli articoli sull'argomento:
«Suicidi, alla Dozza situazione grave». Iannello denuncia: «Bisogna fare di più». Nel 2024 primo caso femminile dopo anni
«Le carceri minorili sono luoghi tossici». Don Domenico, cappellano del Pratello: «Anche gli educatori si suicidano»
Vita da Trans dietro le sbarre. Undici detenute, tutte a Reggio Emilia
Il Garante sui giovani alla Dozza: «Una manovra politica»