Sanità

Massimo Fabi, Assessore delle politiche alla salute (foto Ansa)
«I nuovi ambulatori Aft per le urgenze non sostituiranno i Cau, che stanno funzionando bene» L'assessore regionale alla sanità Massimo Fabi difende l'esperienza fatta in poco più di un anno e spiega che ruolo avranno le aggregazioni funzionali territoriali (Aft) che stanno per partire. Nessuna chiusura, ma un’evoluzione, chiarisce l’assessore regionale alle Politiche per la Salute Massimo Fabi: «Vorrei essere molto chiaro: nessuno ha mai detto di voler chiudere i Cau». «Siamo estremamente soddisfatti – continua Fabi – e abbiamo prorogato i contratti per mantenere attivi tutti i Cau sul territorio, dedicandoci quest’anno alla valutazione, al confronto con i sindacati e con i rappresentanti dei medici di medicina generale». In questo senso i numeri confermano la riuscita dei Centri di assistenza-urgenza: nel 2024 i Cau hanno registrato oltre 460.000 accessi. I Cau di maggiore efficacia sono quelli collocati in prossimità dei grandi Policlinici, in particolare nell’Emilia nord: «In quelle realtà abbiamo visto un contenimento significativo dei codici a bassa gravità nei Pronto soccorso e, in alcuni casi, si è verificata anche una riduzione degli accessi complessivi».
Risultati positivi sono arrivati anche dai Cau che hanno sostituito e potenziato i punti di primo intervento ospedaliero, recuperando personale qualificato per l’emergenza-urgenza, e da quelli integrati nelle Case di comunità. Proprio qui si inserisce l’attivazione delle Aft, previste dagli accordi del 2024: si tratta di coordinamenti territoriali tra medici di medicina generale, pediatri e specialisti convenzionati, pensati per rispondere in modo programmato e integrato ai bisogni dei cittadini. «Le Aft – spiega Fabi – potranno trovare collocazione nelle Case di comunità, in strutture sanitarie pubbliche o in spazi messi a disposizione dagli stessi medici. Se in una Casa di comunità è già presente un Cau, non verrà rimosso, ma integrato con le nuove organizzazioni. Spesso sarà lo stesso personale del ruolo unico delle cure primarie a gestirlo. È questa l’evoluzione positiva che vogliamo dare al sistema».
A Bologna, il Cau della Casa del Navile è l’esempio concreto di un’integrazione efficace tra strutture e servizi: «Basta visitarlo per capire come può funzionare bene un presidio sanitario di urgenza territoriale» sottolinea Fabi. Il 2025 sarà un anno di valutazione concreta e trasparente per trovare gli assetti organizzativi migliori all’interno delle singole aziende sanitarie, lasciando flessibilità ma chiedendo risposte certe sui tempi e le modalità di presa in carico da parte dei medici di medicina generale. «Abbiamo un sistema che funziona, pur con le sue criticità – ammette Fabi – ma vogliamo affrontarle lavorando con chi opera nelle cure primarie e costruendo insieme un modello applicativo del Decreto ministeriale 77, evoluto ma concreto».
A margine, l’assessore replica anche alla consigliera Castaldini sul tema dei cosiddetti “medici a gettone”: «Non mi risulta che ce ne siano né al Sant’Orsola né nelle Ausl. Probabilmente si è fatto riferimento a liberi professionisti impegnati in attività di ricerca o in contratti atipici, ma verificheremo. In ogni caso, a Bologna non risultano medici a gettone nel senso tecnico del termine». L’obiettivo della Regione, conclude Fabi, è mantenere i livelli raggiunti e migliorare la qualità dei servizi territoriali, partendo proprio dall’esperienza dei Cau: «Un sistema integrato e sperimentale, che vogliamo continuare a far crescere, mantenendo ciò che ha già dimostrato di funzionare».
In serata Castaldini ha risposto alle parole dell'assessore: «Più delle parole, ci interessa che l'assessore ci spieghi quello che dovrebbe conoscere nel dettaglio. Lo approfondiremo lunedì in commissione».