La festa
L'arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi (Foto Ansa)
«Se fossi diventato Papa avrei detto: non ce la faccio», così Matteo Maria Zuppi affermava qualche mese fa al Salone del Libro di Torino, usando una citazione del film di Nanni Moretti “Habemus Papam” del 2011. Quella possibilità - poi sfumata con l’elezione di Leone XIV - l’aveva sempre raccontata con quell’intelligente ironia che è stata per 10 anni il pane quotidiano dell’arcivescovo della Città Metropolitana di Bologna. Domani, 12 dicembre, cade il decimo anniversario dall’inizio dell’episcopato di don Matteo (come ha sempre voluto farsi chiamare): l’uomo che, unendo un’innata attenzione verso gli ultimi a una riconosciuta capacità diplomatica, ha prima colmato le “crepe” della città delle Due Torri e poi è diventato il nuovo Principe della Chiesa cattolica, oggi il prelato più importante dopo il Pontefice.
La storia, a essere precisi, comincia ancora prima. Il 27 ottobre 2015 Papa Francesco lo nomina vescovo della città, dopo aver accettato la rinuncia del cardinale Carlo Caffarra. Bergoglio ebbe occhio lungo: vide subito in lui quella colomba capace di portare, in Italia e nel mondo, un messaggio di speranza di cui l’umanità continua ad avere disperato bisogno.
Una responsabilità che Zuppi, il prete degli ultimi che a Roma anima la comunità di Sant'Egidio, accetta di buon grado, caricandosela sulle spalle con la stessa naturalezza, sia che si trovi su un volo diretto a Washington o a Kiev in missione di intermediario di pace, oppure su una bicicletta a sfrecciare tra le vie di Bologna. Anche quando diventerà il capo dei vescovi italiano non perderà mai l’occasione di scambiare due parole con chi ha bisogno di aiuto o con chi semplicemente vuole commentare le imprese del Bologna calcio.
Eh sì, perché Zuppi ha scelto di partire dalle strade, dai problemi più vicini al popolo, da quei dettagli della realtà che vengono spesso accantonati perché - per quanto importanti - sembrano di secondo piano rispetto alle grandi questioni che dividono il mondo.
E infatti prima ancora di entrare in via Altabella e vestire il talare vescovile, si ferma in una fabbrica occupata ad ascoltare gli operai in lotta. A pochi giorni dal suo arrivo in città fa visita alla Caritas di via Santa Caterina e mette subito le cose in chiaro: «Mica gli dite che è tutto pieno, come a Betlemme? Se tante case sono vuote e tanta gente è senza casa c'è qualcosa che non va. Tutti devono poter avere un luogo dove pensare a se stessi e alla propria famiglia. Ne va del nostro futuro, anche in termini di sicurezza, dobbiamo evitare ingiuste lotte tra poveri».
Dal 2016 il percorso di Zuppi si fa sempre più in salita, le responsabilità aumentano ma l’apparente semplicità con cui Zuppi affronta le cose rimane la stessa. Qualche mese dopo la sua elezione ad Arcivescovo diventa Presidente della Conferenza Episcopale dell'Emilia-Romagna (incarico che ha mantenuto fino al gennaio 2024).
La mente, però, resta rivolta alle difficoltà della gente. Un approccio che emerge chiaramente nell’aprile 2016 quando l'arcivescovo incontra gli occupanti del palazzo di Porta Galliera: un gesto che racconta più di molte parole la sua volontà di non distogliere lo sguardo dai più fragili.
Di anno in anno Zuppi scala le gerarchie della chiesa cattolica: prima Papa Francesco lo nomina "Cardinale di Sant'Egidio in Trastevere" nel 2019 (diventando il porporato italiano più giovane), e nel 2022 presidente della Cei (Conferenza Episcopale Italiana).
Tra il 2023 e il 2024 Zuppi Papa Francesco gli affida il compito di ambasciatore con l'obiettivo di allentare le tensioni nel conflitto in Ucraina. Viaggia a Kiev, Mosca, Washington e Pechino, senza mai pretendere di avere soluzioni magiche ma facendo di tutto per diffondere la via del dialogo pacifico.
Sul fronte interno, nel 2024 assume il ruolo di giudice della Corte di Cassazione dello Stato della Città del Vaticano e continua a difendere una Chiesa più inclusiva e una crescente apertura verso la comunità Lgbt.
Il decimo anno del suo episcopato a Bologna si rivela infine un turbine di eventi: dall’incarico di inviato speciale per il centenario dell'arcidiocesi di Rijeka in Croazia alla scomparsa di Papa Francesco. Bologna fa il tifo per lui, spera che diventi Pontefice, ma sarà Papa Leone XIV il prescelto. In molti sono tristi per lui, ma Zuppi ci scherza sopra: «Non ho mai rosicato, sono contento per Papa Leone. Non ci ho pensato nemmeno mezzoretta». E alla fine anche i bolognesi sono contenti di vederlo ancora in bicicletta o sotto i portici della città.