Libri
Copertina del libro "Tabù. Di donne, sport e informazione" di Mara Cinquepalmi
«Un libro impertinente», lo ha definito l’autrice Mara Cinquepalmi - di origini pugliesi ma trapiantata a Bologna - durante la decima edizione del Foggia Festival Sport Story. Cerca di rispondere a una domanda che si dipana da decenni: Come l’informazione racconta le donne nello sport, siano esse atlete, dirigenti o tifose? “Tabù. Di donne, sport e informazione” (edito da Augh!), è un sunto di storie e dati.
Da quel “no” secco alla partecipazione femminile, pronunciato da Pierre de Coubertin, padre delle Olimpiadi moderne, nel 1896, di chilometri la battaglia femminista ne ha macinati tanti, senza però arrivare al traguardo. La ragione? Vedeva lo sport femminile come «la cosa più antiestetica che gli occhi umani potessero contemplare». Un'eredità pesante, che risuona ancora nei costumi, nelle reazioni emotive controverse che si provano di fronte alla prestazione di un’atleta, più contrite per quelle specialità più maschilizzate, come il lancio del giavellotto o il wrestling, fino alle parole scelte da chi racconta le imprese delle campionesse.
Parte da qui Cinquepalmi da stereotipi e luoghi comuni, per arrivare a ribadire quello che Carla Lonzi affermava nel libro “Sputiamo su Hegel”: «la differenza fra uomini e donne sono in quei mille anni di assenza dalla storia». Anni di segregazione e silenzio imposti dalla cultura patriarcale. A partire dal divieto fascista alla partecipazione sportiva delle donne, alle forme di sessismo odierno, spesso benevolo, camuffato da forme retoriche.
Donne vittime di pregiudizio anche nel linguaggio quando lo sport viene raccontato. Un esempio? Alla morte di Lea Pericoli, tennista e nota telecronista di Telemontecarlo, i giornali titolano con i completi indossati a Wimbledon, non i trofei o l’abilità di cronista radiofonica.
Anche i numeri parlano chiaro. Come riporta l’autrice, il Comitato olimpico internazionale (Cio) formula periodicamente un report dove mostra, fra le varie statistiche, la quota di donne che prendono parte ai giochi. La curva mostra una scalata verso l’alto, non priva di ostacoli, fino a Parigi 2024. Solo qui, per la prima volta nella storia, si raggiunge la parità di genere, le 10.500 persone sono suddivise equamente a metà in 5.250 partecipanti uomini e donne. Con un secondo primato, la maratona femminile chiude i giochi, uno spazio di pregio nell’ultimo giorno di gara.
Una questione di tempi, potere e rappresentanza. Quanto alle cariche apicali del mondo dello sport lo stesso Cio ha una presidente donna, Kirsty Coventry, nuotatrice, eletta nel marzo 2025. In Italia il Coni non ha mai avuto una presidente donna. D’altronde, la prefazione del libro, a cura di Riccardo Cucchi, parla delle fragilità del sistema sportivo ma anche del suo potenziale rivoluzionario. «Spesso anche lo sport perde le sue battaglie. Quando avviene è perché le fragilità etiche e morali della società non trovano barriere adeguate e anche lo sport si piega a visioni antitetiche, ai suoi stessi principi, primi fra tutti l'universalità e l'uguaglianza. Praticando sport si possono difendere diritti, ce lo insegnano soprattutto le atlete che così tanto si sono dovute battere per l'inclusione nello sport moderno. [..] “Tabù” ve lo racconterà».