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Foto dal profilo Instagram dei Giovani Palestinesi di Bologna

 

«Sono le istituzioni e la Questura a porre la questione della partita Virtus-Hapoel Tel Aviv in termini di ordine pubblico. Rifiutiamo questo tipo di narrazione. Per noi è una questione puramente politica». Questa la posizione assunta dai Giovani Palestinesi, oggi pomeriggio in conferenza stampa davanti alla sede della Regione Emilia-Romagna, in via Aldo Moro, per chiedere la sospensione del match contro la squadra israeliana che si terrà venerdì prossimo, il 12 dicembre, in Fiera.

Dopo aver interrotto il consiglio comunale di venerdì scorso, assieme agli attivisti di Potere al Popolo, e la performance in Piazza Maggiore di sabato, il collettivo invita «la cittadinanza e tutte le realtà che stanno dalla parte del popolo palestinese a unirsi alla manifestazione indetta per venerdì 12 dicembre alle 17:30», che partirà dal Giardino Parker-Lennon, con ingresso da via del Lavoro. 

«Per noi questa è una questione pienamente politica», spiega uno dei militanti di Giovani Palestinesi. «Critichiamo l’operato del Comune, della Regione e della Città metropolitana, che concedono uno spazio pubblico, di loro gestione, come la Fiera di Bologna, per l’ennesima partita del genocidio». Una dichiarazione che fa seguito a quelle già espresse per le manifestazioni del 21 novembre contro la partita Virtus-Maccabi Tel Aviv.

«Tre settimane fa, a farne una questione di ordine pubblico – prosegue l’attivista – sono stati il sindaco Matteo Lepore, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e la Questura. Per noi è inaccettabile che si giochi una partita con una squadra israeliana nel contesto di 77 anni di pulizia etnica e di occupazione dei territori palestinesi». Un duro attacco alle istituzioni, che vengono accusate di ipocrisia. «Questa cosa è ancora più inaccettabile alla luce del fatto che nel mese di maggio il Comune e la Regione hanno pubblicamente dichiarato che non avrebbero più intrattenuto rapporti con il governo di Israele. E per noi, interrompere i rapporti significa mettere in essere concrete azioni di boicottaggio contro il genocidio». La responsabilità di quanto accaduto il 21 novembre, secondo i Giovani Palestinesi, ricadrebbe sulle spalle della Questura e delle figure istituzionali coinvolte: «Potevano annullare la partita – conclude il militante – e non l’hanno fatto. Anzi, hanno militarizzato la città e trasformato una legittima opposizione in un assalto da parte delle forze dell’ordine al corteo».

L’invito, a tre giorni dal secondo fatidico match, è risolvere il problema alla radice, impedendo che una simile situazione possa ripetersi.