immatricolazioni
Prometeo, il collettivo di studenti di medicina (foto concessa dall'intervistato)
Sono tremila le matricole bolognesi che domattina si presenteranno in Fiera per il secondo appello del semestre filtro, il nuovo meccanismo introdotto dalla riforma Bernini il 9 maggio di quest’anno. Dal 2025, infatti, il test d’ingresso unico a settembre per le facoltà di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria è stato sostituito da un semestre preparatorio al termine del quale gli studenti dovranno superare tre esami ministeriali identici per tutto il territorio nazionale, ovvero Chimica, Biologia e Fisica, in due appelli.
Il primo, quello del 20 novembre, ha registrato basse percentuali di idonei soprattutto per Fisica, che a livello nazionale si è assestata intorno al 10%. I collettivi degli studenti parlano infatti di un «esperimento fallito», denunciando didattica insufficiente, modalità d’esame caotiche e infrastrutture carenti.
«Il semestre filtro non ha migliorato nulla», afferma Flavia del sindacato studentesco “Link Studenti Indipendenti”. «A Bologna le segnalazioni sono arrivate fin da subito. Meno del 15% ha superato Chimica, ancora meno Fisica. Parliamo di studenti arrivati qui a settembre con l’idea di iniziare un semestre universitario e che invece si sono ritrovati con due mesi scarsi di lezioni per la maggior parte online. Nelle uniche tre lezioni in presenza abbiamo ricevuto segnalazioni relative a problemi nell’accesso alle aule. Una didattica non solo insufficiente, ma anche erogata male».
Il racconto che gli studenti fanno del primo appello, quello del 20 novembre, restituisce un quadro che Link definisce «estenuante. «La convocazione era alle 8 del mattino, ma fattivamente gli esami sono cominciati alle 11 e si sono conclusi alle 15. Un sequestro di persona. Abbiamo ricevuto anche segnalazioni di irregolarità, fra telefoni e copiature che venivano tollerate solo per alcuni. È stato vissuto come un contesto ingiusto».
Anche Matteo di “Prometeo”, collettivo bolognese di studenti di Medicina, esprime scetticismo nei confronti della riforma, mettendo l’accento sulla compressione del calendario. «Due mesi non bastano, soprattutto nelle modalità in cui sono state erogate le lezioni. La qualità di una lezione online frequentata da tremila studenti non può essere la stessa di una frontale in cui può esserci una reale interazione con il docente. Non c’è quindi da stupirsi se i risultati degli esami sono insufficienti», ha detto.
Sono diverse le complicazioni che l’università ha dovuto affrontare a causa del nuovo sistema, secondo Matteo: «Si sono dovuti ridurre i crediti del primo semestre da 30 a 18, sei per materia, che dovranno necessariamente essere redistribuiti in quelli successivi, aumentando sempre più il carico di lavoro. Due materie fondamentali come Anatomia e Fisiologia col nuovo meccanismo dovranno essere frequentate in parallelo nel primo semestre del secondo anno. Una follia».
Il problema, tuttavia, non è solo la qualità della didattica, ma risiede nel destino degli studenti che non supereranno i test. «Prima, se non passavi il test a settembre, avevi alternative: ti iscrivevi a un’altra facoltà, potevi comunque iniziare un percorso. Adesso no. Se prendi 17 anche solo in una materia resti fuori da Medicina e dalle seconde scelte. Per tantissimi ragazzi questo significherà un anno perso».
«Io mi auguro che i risultati possano migliorare. Sicuramente c'è qualcuno che in questi venti giorni si è concentrato solo su fisica, però è tutto frutto di speculazioni», conclude Matteo. «Se i risultati rimangono quelli del primo appello, le rosee previsioni della Ministra Bernini secondo cui si riusciranno a riempire tutti i posti a disposizione si infrangeranno rovinosamente. In quel caso, ci aspettiamo una sessione di recupero».