Musica

Serena Rossi in scena con SereNata a Napoli (foto Teatro Duse)

 

Il sentimento e la magia della musica napoletana in un teatro Duse pienissimo. Serena Rossi il suo omaggio alla città natale lo fa con il talento e con la voce precisa e potente che la caratterizza. Napoli che diventa un amore da ritrovare, la necessità del perdono e l'innegabile tendenza al ricordo e alla memoria. In quei brani che sono i diretti precursori della musica popolare italiana contemporanea. Si parte dalle melodie attribuite a Gaetano Donizzetti, in quell'intramontabile "Te voglio bene assaje" del 1839 e si arriva a "Reginella", "Dicitencello Vuje", "Era de maggio". Atmosfere che attraversano le stagioni, il mare al centro del pensiero e della scenografia, le onde che richiamano le navi in partenza cariche di migranti, la nostalgia per la patria lontana, l'esigenza di riscatto e di rinascita. Al copione teatrale, Rossi alterna con leggerezza la musica e le vicende di una vita trascorsa tra i vicoli di un città che per chi ci è nato è un po' come un talismano. Un portafortuna spesso difficile da gestire, un amore-odio che si colora di distacchi e di riavvicinamenti. L'infanzia dell'attrice che diventa un motivo per trasformare in aneddoti la sua storia personale. Una bisnonna artista e cantante, l'ironia con "Comme facette mammeta", un saluto a Domenico Modugno, pugliese, che alla musica napoletana ha contribuito con il suo stile inconfondibile. E allora "Io mammette e tu" e poi ritorna l'amore, il sentimento e il romanticismo sul finale, con il lungomare partenopeo sullo sfondo che gradualmente si oscura, arriva la notte e parte Luna rossa. Sipario, applausi.

 

 

La recensione è tratta dal Quindici n.7 del 26 novembre 2025