La Strage

L'aeromobile Dc-9 abbattuto, ora al museo sulla strage di Ustica (foto Ansa)

 

«Se davvero domani venisse accolta la richiesta di archiviazione, sarebbe una sconfitta della giustizia italiana». Intervistata da Incronac@, Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica, non usa giri di parole. A quarant’anni dalla strage di Ustica e a diciassette dalla riapertura delle indagini, il rischio è che domani il caso venga definitivamente archiviato, senza aver identificato alcun colpevole.  

Ottantuno morti e altrettante famiglie senza una verità. La strage di Ustica, avvenuta in tempo di pace su un volo civile, è una vicenda che per decenni è rimasta soffocata da silenzi, omissioni e documenti mancanti. Domani il giudice per le indagini preliminari (Gip) di Roma dovrà decidere se accogliere o meno la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura. Una decisione che arriva al termine di un’indagine lunga, complessa, fatta di rogatorie internazionali e accertamenti che non hanno mai del tutto chiarito le responsabilità.

«La Procura - spiega Bonfietti - ha prodotto 450 pagine dove, per la prima volta dopo anni, si confermano elementi decisivi: quello che Priore disse nel 1999, cioè che il velivolo DC9 fu abbattuto all’interno di un episodio di guerra aerea». È questo il quadro che emerge dalle carte: la presenza di militari italiani allo Shape di Bruxelles, che quella notte «vedevano, sapevano, leggevano»; attività a Grazzanise, base legata alla Nato, compatibili con una situazione di combattimento; soprattutto la presenza della Foc, la flotta operativa francese, accertata dai magistrati, nonostante la Francia l’abbia sempre negata. «Gli elementi ci sono – dice Bonfietti – ma secondo i magistrati non bastano per dire: è stato Tizio, Caio o Sempronio».

È il punto più doloroso di un’indagine durata diciassette anni: un quadro che conferma lo scenario, ma non individua i responsabili materiali. «È un dramma, ed è un fallimento», osserva Bonfietti. «Come italiani dobbiamo dispiacerci che non si riesca a trovare l’autore di un crimine di questa portata». Per la presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime, se la magistratura dovesse fermarsi, la politica non potrebbe permetterselo. «È il Governo del mio Paese che deve pretendere risposte vere, concrete, esaustive dai Paesi amici e alleati. Basta farsi prendere in giro, basta accettare che ci dicano che una base aerea chiude alle cinque del pomeriggio come un ufficio postale. È ridicolo, e per anni abbiamo accettato questa beffa». Bonfietti ricorda anche le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che l’anno scorso ha ribadito in una lettera all’ associazione delle vittime di Ustica come la Repubblica non debba smettere di pretendere la verità. «E allora la politica deve muoversi diversamente, con più determinazione», insiste Bonfietti.

Domani, assieme agli avvocati, l’Associazione presenterà un’opposizione all’archiviazione: serve una perizia frattografica, ossia un’analisi tecnica che studia le fratture e le superfici di rottura dei materiali per capire come, dove e perché un oggetto si è spezzato, nuove rogatorie, accertamenti sulla Foc. «Diremo al giudice che non si può archiviare: ci sono ancora strade da percorrere». E se la decisione dovesse andare in un’altra direzione, la battaglia non si chiuderà. «In caso di archiviazione Il problema diventerà totalmente politico e noi saremo ancora in piedi a rivendicare il nostro diritto alla verità, con il nostro museo e con i cittadini che continuano a venire sempre più numerosi».