Sicurezza
Mercato Albani (foto di Federico Mosca)
Il Mercato Albani sembra respirare un’aria nuova. Da circa un mese, chi ci lavora quotidianamente percepisce un cambiamento tangibile. Più pattuglie, maggiore sicurezza, meno tensione. Tutto è iniziato con una lettera firmata da decine di commercianti stremati, che ha rotto il silenzio istituzionale e acceso i riflettori su un quartiere da molti considerato da troppo tempo trascurato. «Da quel momento la situazione è migliorata», conferma Matteo Gattoni, presidente dell’Associazione “Amici del mercato Albani”, che rappresenta circa l’80% degli operatori del secondo mercato più grande di Bologna.
Il contesto, però, resta complesso. Se fino a pochi anni fa, infatti, le sostanze più diffuse in Bolognina erano soprattutto eroina e cocaina, oggi lo scenario si è fatto più critico. Crack e fentanyl si sono imposti con una rapidità spiazzante, cambiando i comportamenti e innalzando il livello di violenza percepita. Chi vive, ma soprattutto lavora, nel quartiere non ha l'impressione che la criminalità sia cresciuta nel tempo, quanto invece sia rimasta una costante. Ciò che è mutato, dice Gattoni, è l’intensità dei fenomeni: «Il tasso di aggressività è aumentato, in parallelo con la crescita delle persone tossicodipendenti e della loro instabilità. È anche il risultato di anni di abbandono del quartiere, lasciato senza interventi strutturali adeguati».
La rottura definitiva è arrivata con un episodio spartiacque. L'aggressione a un dipendente della vineria “Il Pollaio”, assalito mentre stava lavorando. «Dieci giorni dopo la lettera di denuncia che abbiamo scritto, la presenza delle pattuglie è aumentata e abbiamo potuto lavorare con meno tensione», racconta Gattoni. Gli interventi delle forze dell’ordine, pur più frequenti nell’ultimo mese, continuano però a essere percepiti come misure repressive, pensate per contenere situazioni più che per ridisegnare una strategia. L’obiettivo rimane preservare la comunità e curare il territorio. Intanto, la Bolognina è tornata al centro del dibattito politico cittadino e potrebbe pesare sulle prossime elezioni amministrative, così come la distribuzione di pipe sicure per ridurre i rischi sanitari è stata accolta come un intervento utile, ma considerata allo stesso tempo «una goccia nel mare rispetto alla complessità del problema».
Nelle ultime settimane si osserva, dunque, una relativa stabilizzazione. Lo spaccio sembra essersi spostato verso altre aree e, all’interno del mercato, la convivenza appare meno tesa. «Oggi sono persino alcuni consumatori abituali di sostanze a difendere l’area da persone con comportamenti più incontrollabili», riferisce un dipendente. La primavera resta tuttavia il periodo più critico dell’anno, quando aumentano consumi e incidenti.
Dal dialogo con il Comune, che negli ultimi mesi ha incontrato due volte i lavoratori del mercato, emerge una consapevolezza. «Non basta reprimere, bisogna ascoltare chi vive davvero il quartiere», sottolinea Gattoni. Parte dei commercianti chiede misure più rigide, come guardie giurate, ma la linea prevalente dell’associazione punta soprattutto sulla rigenerazione urbana: cura degli spazi, illuminazione più efficace, manutenzione e pulizia costanti, una maggiore collaborazione tra operatori e soggetti come Hera e Acer, proprietaria di corti interne considerati potenziali luoghi di aggregazione da restituire alla comunità.