Fotografia
Il direttore artistico Francesco Zanot con la responsabile della comunicazione della Fondazione Mast, Simona Storchi (foto di redazione)
Torna per la settima edizione Foto/Industria, la biennale di fotografia curata dalla Fondazione Mast sotto la direzione artistica del curatore Francesco Zanot. Il tema di questa edizione è la casa, non a caso la rassegna si chiama “Home”, e punta ad esplorare il rapporto che intercorre tra fotografia, industria e l’intimità dei luoghi che si abitano. Foto/Industria inizierà domani (7 novembre) e sarà visitabile fino al 14 dicembre. Le esposizioni, tutte gratuite, si dividono in otto luoghi della città e costituiscono una cronologia per immagini sul tema della casa a partire dagli inizi del Novecento fino ai giorni nostri. Le 500 opere selezionate offrono l'occasione di osservare e approfondire la ricerca di una selezione di artisti internazionali (tra cui giovani emergenti e protagonisti della scena mondiale) attraverso undici esposizioni che ripercorrono oltre un secolo ed esplorano ogni angolo del mondo.
«La casa è una struttura fisica, la cui costruzione costituisce di per sé una grande sfida industriale, ma è anche simbolo di appartenenza, protezione e identità. Esplorare il concetto della casa offre nuove prospettive e strumenti per comprenderne la complessità e la sua dimensione contemporanea» spiega il direttore artistico Francesco Zanot.
A Palazzo Bentivoglio, in via Belle Arti, sarà possibile visitare “Prut” di Matei Bejenaru, un progetto avviato nel 2011 e tuttora in corso che ha come soggetto i villaggi situati sulle due sponde del fiume Prut, che dal 2007 - anno dell'ingresso della Romania nell'Unione Europea - costituisce un confine naturale della nuova Europa politica.
A Palazzo Vizzani, in via Santo Stefano, invece, ci sarà “A Small Guide to Homeownership” di Alejandro Cartagena. Queste opere sono il frutto di una ricerca durata tredici anni sul fenomeno della suburbanizzazione che negli ultimi vent'anni ha trasformato radicalmente la città messicana di Monterrey.
Ancora a Palazzo Bentivoglio sarà visitabile “Looking for Palestine” del collettivo inglese Forensic Architecture. Un centro studi nato all'interno della Goldsmiths University di Londra, che utilizza strumenti architettonici e tecnologici per investigare violazioni dei diritti umani e crimini di stato. Il termine "architettura forense" si riferisce alla produzione di evidenze spaziali in contesti legali, politici e culturali, e all'utilizzo dell'architettura come dispositivo per indagare su conflitti armati e distruzione ambientale.
Triplice appuntamento per la Fondazione Collegio Venturoli, in via Centotrecento, dove saranno visitabili: “My Dream House is not a House” di Julia Gaisbacher, (un’esposizione dedicata al complesso residenziale Gerlitzgründe di Graz, uno dei primi esperimenti di edilizia sociale partecipata in Austria); La serie “Popihuise” di Vuyo Mabheka; Södrakull Frösakull di Mikael Olsson (un'indagine svolta tra il 2000 e il 2006 su due case emblematiche dell'architetto e designer modernista Bruno Mathsson, costruite rispettivamente negli anni Cinquanta e Sessanta a Värnamo, nella Svezia meridionale).
Al MAMbo è il turno di “Quarta casa”, la prima retrospettiva dedicata a Moira Ricci, con un'ampia selezione di lavori realizzati nell'arco di circa venticinque anni.
Alla Pinacoteca sarà visitabile “Some Homes” dell’artista tedesca Ursula Schulz-Dornburg che presenterà sei serie realizzate tra gli anni Sessanta e i primi anni Duemila in Olanda, Georgia, Russia, Turchia, Iraq e Indonesia, nelle quali documenta abitazioni costruite con materiali naturali destinate a dissolversi nel corso di pochi anni.
Alla Fondazione Del Monte di Bologna e Ravenna le fotografie di vita vera direttamente dalla classe operaia sono raccolte in Microcosmo Sinigo di Sisto Sisti dove viene ritratto lo stabilimento chimico e il villaggio aziendale della Montecatini a Sinigo (Merano).
Allo Spazio Carbonesi, Kelly O'Brien esplora il lavoro domestico intrecciando storie della sua famiglia alle questioni di classe, genere e occupazione. Con le opere di “No Rest for the Wicked”, la fotografa reclama la visibilità delle donne lavoratrici e delle loro lotte. Infine, per tutta la durata della Biennale Foto/Industria 2025, sarà possibile visitare al Mast “Living Working Surviving” di Jeff Wall.