UnoBianca

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«Non abbiamo idea dell’oggetto del secondo filone di indagini, ma è un’amplificazione positiva del panorama investigativo». L’avvocato Luca Moser, difensore insieme a Alessandro Gamberini di un gruppo di familiari delle vittime della Banda della Uno bianca, commenta così l’apertura di una secondo fascicolo investigativo. La vicenda trentennale dei fratelli Savi, che ha sconvolto l’Emilia-Romagna e le Marche tra il 1987 e il 1994, è ancora un nervo scoperto. Moser annuncia un incontro, prima della chiusura estiva degli uffici, con la pm Lucia Russo, che attualmente è titolare dell'inchiesta, e il sostituto procuratore che la affianca, Andrea De Feis. C’è ottimismo nelle parole dell’avvocato, ma anche consapevolezza dei tempi della magistratura: «È un’indagine complessa, articolata, aspettiamo che la procura metta a disposizione i fascicoli, ma probabilmente non succederà a breve».
La decisione della Procura di Bologna, infatti, potrebbe chiarire alcuni punti rimasti in sospeso, e aggiungere nuovi tasselli: «C’è sempre stata una parziale sottovalutazione del fenomeno della Uno bianca. Anche a suo tempo era considerata un fenomeno locale, e non come frammento di un sistema di organizzazione di tipo eversivo su cui è importante riflettere. È vero che gli episodi singoli hanno avuto una grande attenzione, sul momento, anche a livello nazionale, ma una volta intercettati i responsabili, in un contesto in cui la vicenda doveva essere messa sotto il tappeto, nessuno se ne è occupato con un orizzonte interpretativo più ampio». Ed è quello che l’avvocato si auspica succeda con questa nuova indagine: «Del secondo fascicolo non si sa nulla, è un procedimento a carico di ignoti, ma ipotizziamo che si rivolga ai fatti del Pilastro, la strage dei carabinieri del 4 gennaio 1991 in via Casini, e di via Volturno, il duplice omicidio nell'armeria. Spero che la proprietà dei fascicoli resti ai pm Russo e De Feis, che se ne stanno occupando già con molto impegno e dedizione».