Beneficenza

Quattro volontari di "Bimbo Tu" tra le corsie di un ospedale (foto concessa dall'associazione)

 

«Non possiamo sempre fare grandi cose nella vita, ma possiamo fare piccole cose con grande amore». La frase di Madre Teresa racchiude lo spirito con cui molti giovani scelgono di fare volontariato oggi. I luoghi comuni sulla “generazione Z” sono tanti, forse troppi. Nel 2018 "Il Sole 24 Ore" elencava cinque pregiudizi: troppo connessi, distratti, pigri, disimpegnati, incapaci di sacrificarsi. Ma la realtà, spesso, è un’altra. Anche il mondo del volontariato lo dimostra: tra raccolte di cibo e vestiti, aiuto-doposcuola e progetti in ospedale, sempre più ragazzi scelgono di mettersi in gioco, con passione e creatività. A Bologna, Volunteers e Bimbo Tu sono la dimostrazione che chi vuole può con poco cambiare davvero qualcosa — prendersi cura degli altri e, forse, anche un po’ di sé. «Tutti noi siamo spinti dal desiderio di contribuire ogni giorno, anche solo un po’, al bene della società», racconta Antonio Marletta, referente di una nuova sezione di volontariato giovanile, Volunteers Bologna, composta da sei studenti universitari tra i 20 e i 22 Quindici 23 anni. Un’occasione per connettersi con la realtà che li circonda, conoscere nuove persone e sentirsi parte attiva della città. Il capoluogo emiliano racchiude tante realtà e iniziative, e per gli universitari non mancano le opportunità. Il vero punto di forza? Essere coinvolti da altri coetanei, in un ambiente accogliente e stimolante. È proprio questo lo spirito con cui nasce Volunteers Bologna, una realtà no profit che ha preso vita come estensione dell’associazione giovanile, dal nome omonimo, fondata l’8 dicembre 2021 a Catania. «Volunteers è un atto di rivolta contro l’apatia, l’individualismo sfrenato e la passività della società moderna», recita il loro manifesto. Così si presentano al mondo, un invito a riscoprire il valore dell’empatia e della solidarietà in un tempo che sembra averli dimenticati. Il team si è fatto conoscere a livello nazionale con l’iniziativa dal nome “Angeli per un giorno”, inaugurata il 23 aprile 2022. L’evento ha coinvolto 300 studenti delle scuole superiori catanesi che hanno trascorso un’intera giornata con bambini provenienti da uno dei quartieri più poveri della città, insieme a 30 piccoli rifugiati ucraini. «Volunteers in corsia è una delle nostre prime attività. Non è ancora partita a Bologna, ma è in programma. Vorremmo sfruttare gli spazi del Policlinico Sant’Orsola», spiega ancora Marletta. Nella città delle due Torri, le attività vanno avanti da oltre un anno, ma è solo di recente che si è formata un’area prettamente medica. L’organizzazione è gestita anche da Marco Arena, 21 anni, studente di Medicina, che insieme a Giulia Troiani, Roberta Miraglia, Lara Menghini, Matilde Raffino e Antonio Marletta si occupa della pianificazione delle attività, del reclutamento dei volontari e del piano amministrativo. Tutti i ragazzi sono studenti universitari, con percorsi diversi, ma uniti dalla stessa volontà: restituire tempo, energie e umanità alla città che li accoglie nel loro quotidiano. «Partecipare ai nostri progetti non è un obbligo, è una scelta. Non ci sono tessere, orari fissi, gerarchie. Strutturiamo il tutto basandoci su proposte di nostra iniziativa. Se ti va, vieni. Se puoi, resti», spiega Marletta. Nel concreto i ragazzi si occupano di organizzare svariate attività: dalla raccolta di vestiti e cibo in collaborazione con diversi enti locali, come “Cucine-Popolari”, fino ad arrivare all’iniziativa del doposcuola per gli studenti del liceo Minghetti. Da febbraio infatti, alcuni volontari si occupano di aiutare gli adolescenti che hanno bisogno di una mano con i compiti o per quelli che devono prepararsi alle interrogazioni o alle verifiche. «Il ragazzo con cui ho fatto matematica era molto preparato, ma avere qualcuno con cui studiare, pronto a motivarlo e spronarlo a raggiungere i suoi obiettivi per lui, in quel momento, era importantissimo, più che la teoria», ha raccontato Troiani, che partecipa alle attività del doposcuola. Ma c’è anche spazio per momenti di condivisione e creatività per imparare insieme, come il progetto dei “Tortellini Solidali”. Iniziato nel mese di novembre e portato avanti fino a marzo in diverse occasioni. Questo laboratorio, in collaborazione con “Cucine-Popolari”, è stato pensato appositamente per unire tradizione gastronomica e solidarietà. I giovani si sono ritrovati per cucinare insieme, sotto la supervisione di “sfogline” bolognesi che hanno tramandato loro le regole della pasta fresca, fatta a mano, dettate da pazienza e tradizione. I tortellini prodotti sono stati poi confezionati e venduti in pacchi e il ricavato è stato donato a “Cucine-Popolari” che quotidianamente prepara circa 600 pasti caldi, distribuiti tra le quattro sedi cittadine: Battiferro, San Donato, Saffi e Savena. E il futuro? Sempre aperto, in costruzione, come piace ai giovani. Le proposte sono svariate, e nuove collaborazioni stanno prendendo forma. Il volontariato, in questo senso, diventa non solo un impegno verso gli altri, ma anche un percorso di crescita personale. «Io sono una persona timida», confessa Raffino, «il volontariato mi ha aiutata a riscoprire una personalità camaleontica, quei lati caratteriali che magari non erano ancora emersi in altri contesti», conclude. C’è anche il desiderio di ispirare i coetanei: «Vogliamo andare oltre la superficialità della nostra generazione, riuscire a far vedere ai più giovani quanto ci sia da vivere e da fare nella società. In un’epoca complicata, piena di cose negative, l’idea di poter cambiare anche solo un po’ la vita di qualcuno è una speranza concreta. Una goccia d’acqua pulita», concordano i ragazzi. Poi, la soddisfazione di vedere i risultati: «Portare un’idea alla realizzazione di un’attività, coinvolgere persone che non mi sarei mai aspettato volessero fare volontariato, e vedere come Un giovane volontario con un piccolo paziente «Il vero obiettivo è andare oltre la superficialità della nostra generazione» Quindici 24 questo ha portato loro gioia è la prova che stiamo andando nella direzione giusta», afferma Miraglia. Parallelamente, nel 2007 è nato Bimbo Tu, ormai diventato un pilastro della solidarietà cittadina. L’associazione ha origine dall’esperienza personale dei coniugi Alessandro e Federica Arcidiacono, che durante il ricovero del loro figlio hanno vissuto in prima persona la difficoltà e la solitudine di affrontare la malattia di un bambino. Insieme al neurochirurgo pediatrico Ercole Galassi, allora responsabile della Neurochirurgia Pediatrica dell’ospedale Bellaria, hanno deciso di trasformare la loro forza e il loro dolore in un progetto di aiuto concreto. Così è nata una realtà capace, oggi, di offrire sostegno a moltissime famiglie, facendole sentire accolte e mai sole. Con oltre 340 volontari attivi, Bimbo Tu opera su Bologna con dedizione nei reparti pediatrici del Sant’Orsola, del Maggiore e del Bellaria, prendendosi cura di bambini e adolescenti affetti da patologie neurologiche, neurochirurgiche o oncologiche e accompagnando passo dopo passo anche i loro genitori. «Il cuore pulsante dell’associazione sono i nostri volontari», spiega Anna Maria Roda, responsabile di Bimbo Tu. Le attività negli anni sono cresciute e spaziano dal gioco in reparto all’accompagnamento dei piccoli pazienti da aeroporti e stazioni fino all’ospedale, dal supporto scolastico alla partecipazione a eventi, centri estivi e raccolte fondi. Tra i progetti più innovativi spicca “Riso Amica”, che aiuta i bambini a familiarizzare con la risonanza magnetica grazie a un percorso ludico, evitando loro di dover affrontare la sedazione. «Abbiamo già seguito più di 220 bambini, aiutandoli in questo percorso», racconta Roda. Inoltre, l’associazione propone iniziative come Tribù, un centro di gioco dove vengono accolti i figli dei pazienti che sono ricoverati o che stanno ricevendo delle visite o terapie, un modo semplice per coinvolgere i più piccoli con attività ludiche. Un altro progetto portato avanti dall’associazione è Fuori Classe, doposcuola attivo ogni sabato dal 2022 a San Lazzaro, presso il Pass Polo Accoglienza Servizi Solidali. Le attività sono finalizzate a un aiuto compiti individualizzato per bambini e ragazzi che hanno difficoltà scolastiche, frequentanti la scuola primaria e secondaria inferiore. Bimbo Tu pone particolare attenzione anche ai volontari più giovani: dai 16 anni si può già partecipare ad attività formative, che includono affiancamenti, corsi su temi delicati come disturbi alimentari o patologie psichiatriche. «Cerchiamo persone responsabili, consapevoli di stare accanto a famiglie che vivono un trauma attivo», sottolinea Roda. Una missione che si intreccia con il percorso di maturazione personale: «Il volontariato è un atto civico, ma anche un’occasione di crescita e formazione, soprattutto per i giovani», conclude la responsabile volontari. Ma Bimbo Tu non si ferma solo alle sale ospedaliere: è attesissimo anche l’evento “B.Great – Intelligenza Alimentare”, promosso da Fondazione PASS in collaborazione con Bimbo Tu, che si terrà il 31 maggio 2025. Per l’iniziativa saranno coinvolti circa 50 volontari dai 18 ai 75 anni, impiegati dalle 9 alle 24 in attività di allestimento, supporto alla logistica e animazione. Accanto a loro, 12 volontari tra studenti in percorsi PCTO e giovani sportivi dai 16 ai 30 anni – debitamente formati dalla pedagogista di Bimbo Tu Simona Marchionni, responsabile delle attività in reparto con le ragazze ricoverate presso il Centro Regionale per i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, e supervisionati da una neuropsichiatra specializzata in DNA – saranno impegnati in un’importante attività di sensibilizzazione sui disturbi alimentari. Saranno presenti 12 totem interattivi disposti lungo via Rizzoli, ognuno pensato come una postazione simbolica che invita ad agire, guardarsi dentro, riconoscere fragilità e peculiarità. Un percorso visivo e relazionale che incoraggia a volersi bene e accettarsi per ciò che si è, portando in piazza un messaggio forte, profondo e perfettamente in linea con la missione educativa e umana di Bimbo Tu. È questo, in fondo, il filo conduttore che lega tutte queste esperienze: l’idea che aiutare gli altri non sia solo un gesto altruistico, ma un’occasione per essere più consapevoli, per riscoprire empatia, umanità e senso di comunità. «Per ora, i nostri fan più grandi restano parenti e amici, che ci supportano condividendo ogni iniziativa sui loro profili social», conclude Marco Arena di Volunteers con un sorriso. Il passaparola, l’entusiasmo contagioso e le piccole azioni condivise possono fare molta strada.

 

L'articolo è tratto dal Quindici n.4 del 29 maggio 2025