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Il noce cenerino dell’Orto Botanico di Bologna (Foto Orto botanico)

 

 

Se solo avessero la parola, quante storie potrebbero raccontare. Sono gli alberi monumentali, piante di valore eccezionale per dimensioni, longevità o rarità. In Emilia-Romagna sono 528, di cui nove sul territorio comunale di Bologna. Proprio nel capoluogo, si contano tre cedri (due dell’Himalaya, all’Istituto Ortopedico Rizzoli e a Villa Chigi, uno dell’Atlante, a Villa delle Rose - in Via Saragozza), un ginko in Piazza Cavour, due platani (uno a Palazzo Rusconi, l’altro in Piazza Minghetti), ma anche la quercia di Via del Bordone, la sequoia dei Giardini Margherita e il noce cenerino dell’Orto Botanico. Quest’ultimo è monitorato dall’Università di Bologna, in quanto le sue condizioni di “salute” destano preoccupazione negli esperti.

Registrate in un albo nazionale, le informazioni relative alle dimensioni degli alberi monumentali sono note, mentre gli anni di vita sono difficilmente definibili. «Sul noce non si hanno dati certi relativi all’età – spiega Umberto Mossetti, curatore dell’Orto Botanico – poiché l’archivio fu distrutto in un bombardamento della Seconda Guerra Mondiale. Stabilire la vecchiaia di un albero in ambiente urbano è sempre un azzardo, ma verosimilmente fu piantato fra la fine del diciannovesimo secolo e l’inizio del ventesimo». Un albero più che centenario, quindi, che ha visto per intero il “secolo breve”. Rispetto agli standard umani una vita lunghissima, che però viene superata nel raggio di pochi chilometri dai castagni di Montovolo, località di Grizzana Morandi (sull’Appennino Bolognese). Sembra, infatti, che questi castagni abbiano almeno mezzo millennio. «C’erano già quando sono passati i Lanzichenecchi, quindi almeno cinque secoli fa – racconta Angelo Michelucci, volontario del Wwf – ora hanno dato vita a nuovi esemplari con lo stesso Dna». I castagni godono di buona salute, ma attenzione ai cambiamenti climatici. «Per le funzioni vitali di piante del genere, alte fra i 23 e i 25 metri, lo sbalzo fra l’eccessiva siccità e i terreni troppo umidi è molto pericoloso», avverte Michelucci.

I castagni monumentali di Montovolo non detengono però il record regionale di longevità: vengono battuti, di almeno due secoli, dal cipresso di San Francesco d’Assisi a Villa Verucchio (Rimini). Leggenda vuole che l’antico esemplare arboreo sia stato piantato dal santo poverello in persona, durante il proprio tragitto dal capoluogo malatestiano a San Leo. Giunto nei pressi di Villa Verucchio, Francesco avrebbe interrato il proprio bastone che, germogliando, avrebbe generato il cipresso del monastero. La storia non ha potuto certificare la veridicità (almeno parziale) del fatto, ma secondo la botanica l’albero ha almeno settecento anni, rivelandosi così il più antico dell’Emilia-Romagna.

I sette secoli del “patriarca verde” della regione sono un battito di ciglia, se confrontati con i cinque millenni stimati per il Gran Abuelo. Recenti studi hanno ipotizzato come questo cipresso della Patagonia, ubicato in Cile, potrebbe avere quasi 5.500 anni: i suoi primi germogli risulterebbero contemporanei all’invenzione della scrittura da parte dei sumeri. Risulta dunque il vegetale più antico del mondo, ponendo Matusalemme (pino californiano) al secondo posto del podio della longevità, con poco più di 45 secoli di vita. Benché ancora vivo, il Gran Abuelo è oggi ricoperto da muschi, licheni e altre forme di vita vegetale, che si sono insediate nel suo tronco.

Non solo gli anni di vita, per un albero monumentale “le dimensioni contano”: in quanto ad altezza, si aggiudica il primato bolognese il platano di Piazza Minghetti, che raggiunge ben 39 metri (solo 8 al di sotto della Garisenda, alta 47 metri). A guardarlo dall’alto in basso, c’è però un altro platano, quello del Parco Ducale di Parma: si tratta della pianta più alta dell’Emilia-Romagna, dato che si attesta intorno ai 47 metri. Il record nazionale è invece toscano. Poco distante da Firenze, nella foresta di Vallombrosa, si trova l’abete Douglas di 62 metri chiamato The Italian King. Per incontrare il più alto del mondo, bisogna guardare ancora una volta oltreoceano: sono 115 i metri di Hyperion, la sequoia californiana che svetterebbe di ben 18 metri sulla Torre degli Asinelli (alta 97). «Antichi e maestosi, gli alberi monumentali ci ricordano dell’importanza della vita arborea: il pianeta non è solo degli uomini», conclude Angelo Michelucci.