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Passante a Bologna (foto Ansa)
C’è chi lo vuole sotto le colline, chi in pianura e addirittura chi lo immaginava sopraelevato: a distanza di trent’anni il Passante di Bologna non smette di far discutere. Se da una parte il Pd la ritiene un’infrastruttura utile a migliorare la mobilità della città, Fratelli d’Italia si oppone alla realizzazione dell’opera, da loro considerata obsoleta. Con diverse proposte avanzate nel corso del tempo e tante ipotesi accavallate dalle diverse fazioni politiche, si fa fatica tutt’oggi a trovare un punto d’incontro e nell’attesa i lavori rimangono in una situazione di stallo.
Tutto parte nel 1967, con la costruzione della tangenziale complanare sotto la guida dell'allora sindaco Giuseppe Dozza. L’obiettivo era quello di decongestionare il traffico, affiancando al già esistente percorso autostradale, un‘infrastruttura senza pedaggio. Più tardi, tra gli anni Ottanta e Novanta, i primi limiti e difficoltà nella struttura del “nodo di Bologna” iniziano a emergere, gli ingorghi aumentavano e con loro anche l’inquinamento.
Per affrontare il problema, ormai venti anni fa, dopo uno studio di fattibilità portato avanti dalla Provincia, si era arrivati a tre diversi scenari di risoluzione. La prima proposta, nonché la più accreditata, è stata quella del Passante Nord: una bretella autostradale di 40 chilometri che avrebbe dovuto collegare Borgo Panigale a Ozzano dell’Emilia, deviando il traffico grazie all’unione delle corsie dell’autostrada a quelle della tangenziale, facendone diventare quattro per senso di marcia. Nel 2015, però, questa proposta da 1,2 miliardi di euro è stata definitivamente abbandonata a seguito delle proteste dei sindaci dei comuni interessati. La seconda proposta era quella del Passante Sud, per il quale si prevedevano due ipotetiche soluzioni: con il primo percorso possibile, l’idea era quella di collegare l’anello mettendo in contatto l’A14 da San Lazzaro di Savena con l’A1 all’altezza di Pontecchio Marconi. L’altra ipotesi, più a nord, prevedeva invece un sistema di 18,6 chilometri di gallerie sotterranee ai colli. Questo progetto, tuttavia, non ha mai avuto modo di essere realizzato per via degli alti costi di realizzazione (1.035 milioni di euro) ma soprattutto a causa delle difficoltà della struttura ambientale del territorio. La terza e ultima proposta è quella della “banalizzazione”, nonché l’unificazione di tangenziale e autostrada in quattro corsie per senso di marcia senza pedaggio. Le stime però, prevedevano una velocità ridotta nelle ore di punta, cosa che ha fatto desistere dalla sua realizzazione.
Non è finita qui. Nel 2016 infatti, dopo aver rinunciato definitivamente all’idea del Passante Nord, con un accordo tra il Ministero delle Infrastrutture, la Regione Emilia-Romagna, il Comune di Bologna, la Città metropolitana di Bologna e Autostrade per l'Italia, si è arrivati al Passante di Mezzo. Il Passante di “nuova generazione” non è altro che un potenziamento e allargamento dell’attuale sistema autostradale e tangenziale, che prevede la realizzazione di tre corsie più quella di emergenza per senso di marcia su diversi tratti sia sull’A14 che sulla tangenziale complanare.
Problema risolto? Non esattamente. Sono diversi i temi dibattuti al momento, dall’impatto ambientale alle discussioni politiche che vedono lo scontro tra governo e Palazzo d’Accursio, a causa dei quali i lavori dal valore complessivo di tre miliardi di euro, sono momentaneamente in una fase di stallo.