Sciopero

Foto di Althea Fabbri
«È un'azienda che fa due miliardi di utili, ha chiuso con un segno +300%, mentre noi abbiamo avuto solo un rinnovo contrattuale di 190 euro in quattro anni e un premio di risultato fermo da quindici anni». È ferma Silvia Cirillo, segretaria nazionale di Uil Poste, nel denunciare le ingiustizie subite dai tanti lavoratori di Poste italiane, impegnati in una protesta questa mattina. In Piazza Roosevelt, davanti alla facciata color mattone della prefettura, sventolano bandiere azzurre e rosse, accompagnate da fischi e cartelli. "Basta con la politica dei dividendi agli azionisti e le briciole ai dipendenti" o "Codice etico di Poste italiane, lasciare i lavoratori per dieci anni a 1000 euro al mese. Vergogna", è il grido dei postini uniti contro una politica aziendale fatta di tagli e subdoli stratagemmi: diecimila posti di lavoro in meno, altri seimila a rischio nel prossimo anno e decisioni prese senza consultare gli organi sindacali.
Cartelloni dei dipendenti di Poste italiane in protesta a Bologna, Foto di Althea Fabbri
Il dato che più di tutti fotografa la situazione è quello consegnato ai microfoni posti di fronte alla prefettura, da una lavoratrice: «Se gli anni scorsi Poste Italiane aveva 180 mila lavoratori, oggi sono 103 mila». La rabbia è scatenata dal cambio di paradigma: Poste nasce come società dedita al servizio e alla tutela, oggi la parola d’ordine è solo “profitto”. Poco importa se «in dieci anni sono raddoppiati part-time involontari, una situazione in cui si va sotto la soglia di povertà», rimarca Marinella Melandri (Cgil). Una rivolta, quella condotta da Uil Poste e Slc-Cgil unite, contro salari non al passo con il costo della vita, condizioni di lavoro inadeguate e l’incognita privatizzazione. Un’azienda forte, a cui le persone hanno sempre dato fiducia affidando i risparmi, non può svendere le sue quote. Non mancano disagi anche per gli utenti a causa dell’eliminazione di 3.500 zone di recapito, e più di 500 uffici postali su tutto il territorio nazionale. Altri 600 saranno attivi solo a orario ridotto. «Se agli sportelli i cittadini fanno sempre lunghe code è perché lavoriamo sotto organico e quindi sotto pressione, c’è un forte malessere», spiega la segretaria Cirillo. A Bologna ha chiuso lo sportello in via Zanardi ma in regione sono 14 quelli non più attivi, spesso nelle zone più fragili come le aree interne, dove per un anziano le poste rappresentano l’unico presidio dello Stato nelle vicinanze, la dichiarazione di Guido Rossa della Slc-Cgil.