Governo

La presidente del consiglio Giorgia Meloni all'assemblea di Confindustria a Bologna (foto Ansa)

 

 

«Il parlamento europeo è dalla nostra parte? Dipende dalle maggioranze che si formano». Ha aperto il suo discorso con ironia la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, all’EuropAuditorium di Bologna, terza a parlare nell’Assemblea nazionale di Confindustria dopo il presidente Emanuele Orsini e la presidente del parlamento europeo, Roberta Metsola. Proprio Metsola nel suo intervento precedente aveva rimarcato il ruolo del parlamento europeo quale "alleato" dell’Italia.

 

Nel suo intervento la presidente del Consiglio ha affrontato molti temi, soprattutto fra quelli critici sollevati da Orsini. Ha rivendicato la solidità e la resilienza dell’economia italiana, a cui il proprio governo - ha detto - ha conferito anche «visione di lungo termine e stabilità». È stata critica della transizione verso l’elettrico del settore automobilistico voluta dall’Europa «per ideologia, senza fare i conti con la realtà». Ha sottolineato le situazioni complesse come quella dell’Ilva di Taranto, auspicando «che tutti gli attori diano una mano e non ci sia chi preferisce mettere i bastoni tra le ruote».

 

Sul costo dell’energia per le aziende si è espressa a favore del disaccoppiamento del prezzo dell’energia da quello del gas, ricordando i 60 miliardi stanziati negli ultimi due anni dal governo per contrastare il problema e la possibilità di ricorrere a contratti pluriennali a prezzo fisso. «Stiamo lavorando per il nucleare, che possa aiutarci sia a decarbonizzare sia ad acquisire una sovranità energetica. Nascerà Nuclitalia dalla collaborazione di Enel, Leonardo e Ansaldo energia». Sullo scenario internazionale ribadisce l’importanza di un dialogo politico prima che burocratico con gli Stati Uniti e definisce insostenibile il sistema di scambi all’interno del mercato unico europeo: «Secondo il Fondo monetario internazionale, il costo medio per vendere un bene tra gli Stati dell'Unione europea equivale a una tariffa di circa il 45%, rispetto al 15% stimato per il commercio interno negli Stati Uniti. Sui servizi, la tariffa media europea arriva al 110%».

 

Alla luce di tutto questo Meloni si dice favorevole alla richiesta di Orsini di un piano industriale straordinario che faccia ripartire gli investimenti in Italia. «Abbiamo avviato le procedure di consultazione pubblica per definire le linee di intervento. Vogliamo rafforzare sia le filiere storiche italiane, le quattro A (abbigliamento, agroalimentare, arredamento, automobile ndr), che quelle nuove legate al digitale e all’innovazione. Sono d’accordo anche sulla semplificazione. Nella prossima revisione del Pnrr abbiamo individuato circa 15 miliardi che vorrei venissero rimodulati per sostenere l’occupazione e aumentare la produttività».

 

Se Meloni incassa l’applauso della sala, con in prima fila i ministri Tajani, Bernini, Urso e Piantedosi, dall’opposizione fioccano commenti critici. La senatrice del Movimento 5 stelle Elisa Pirro la accusa di descrivere «l’Italia come un Eldorado per gli investimenti esteri che nella realtà non esiste» e frasi simili arrivano anche dal leader pentastellato Giuseppe Conte e dal responsabile economia della segreteria Pd, che parlano rispettivamente di «regina delle televendite» il primo e «propaganda» il secondo. Il segretario nazionale della Cgil, Maurizio Landini, denuncia il silenzio dell’assemblea su subappalto e morti sul lavoro, mentre il presidente dell’Emilia-Romagna, Michele de Pascale, sottolinea la rumorosa assenza del tema infrastrutture dalla relazione e del ministro corrispondente, Matteo Salvini. Aggiunge inoltre che «la risposta del governo ai bisogni delle industrie mi è sembrata più ispirata alle buone intenzioni che alle risposte concrete. Sulle proposte di merito fatte da Orsini, faticherei a ravvisare una risposta concreta con un provvedimento annunciato».