aziende

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso (foto di DIRE)

 

Un acquirente pronto a rilevare il marchio, l’assunzione dei duecentodieci dipendenti (con altri quaranta reclutamenti in arrivo), nonché il rilancio del sito produttivo di Bologna. È quanto annunciato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, nel corso dell’incontro che si è svolto in mattinata presso la sede di La Perla in Via Mattei 10. «L’azienda è salva – esulta Urso – questo simbolo della produzione tessile italiana sarà rilanciato da un investitore che garantirà gli occupati, il marchio e il sito produttivo». Nessuna indiscrezione sull’identità del misterioso acquirente, che sarà rivelata il prossimo 10 giugno presso la sede del Ministero, ma la fiducia che possa essere il soggetto giusto per dare nuova vita allo storico marchio di lingerie è grande. «Il progetto industriale presentato è convincente, – prosegue il ministro – adatto per far ripartire l’azienda. Anche in questo caso, la situazione di crisi si è trasformata in un’opportunità, con più investimenti e occupazione». Nell’attesa che arrivino a compimento tutti i passaggi necessari al trasferimento di proprietà, Urso rassicura i dipendenti in cassa integrazione, anticipando che sono state avviate le interlocuzioni con il ministero del Lavoro per proseguire l’impiego degli ammortizzatori sociali. «Presenteremo la norma nel prossimo decreto legge – dice – in ogni caso, bisogna dare merito alle lavoratrici e ai lavoratori di La Perla per non avere mai mollato. Hanno sempre creduto nel valore della propria professionalità, vero plus dell’azienda, anche in questi anni difficili».

Già, perché negli ultimi diciotto anni La Perla è stata al centro di un vero e proprio vortice di crisi e salvataggi. Fondata nel 1954 dalla talentuosa stilista bolognese Ada Masotti e rilevata nel 1981 dal figlio Alberto, La Perla viene colpita da una forte turbolenza economica all’inizio del nuovo millennio: per la proprietà, impossibile attuare un piano di risanamento efficace, a fronte di un deficit di venti milioni di euro. Così, le quote di maggioranza del marchio vengono cedute nel 2007 al fondo americano JH Partners. Un breve interregno, quello degli Yankees, a cui fa seguito nel 2013 la gestione del fondatore di Fastweb Silvio Scaglia. Con la nuova governance però, il rilancio dell’azienda dura poco e La Perla chiude l’esercizio del 2017 con i conti in rosso per 180 milioni di euro. Poi, nel febbraio 2018, è la volta dell’imprenditore tedesco Lars Windhorst: nessun rilancio per la griffe, che cade nell’amministrazione straordinaria dei commissari ministeriali. Per i dipendenti è l'inizio della cassa integrazione e la produzione si blocca. Una spirale che sembra essersi interrotta nella mattina di oggi, con l’annuncio di un  investitore pronto a dare nuova linfa a La Perla.