Admo

Nell'immagine un donatore di midollo (foto Ansa)

 

In regione è stato superato ogni primato per le donazioni di midollo osseo: sono 102 mila gli iscritti al registro della Fondazione Admo, un numero mai raggiunto dal 1991, anno in cui è nata l’associazione. Solo nel 2024 si contano oltre settemila nuove adesioni, il numero più alto mai registrato in Italia, con un incremento che ha più che raddoppiato le donazioni effettive di cellule staminali emopoietiche, passate da 32 a 69. Un risultato che arriva dopo anni difficili, segnati dal crollo delle iscrizioni durante la pandemia: nel 2021 furono solo 2.800 e nel 2022 poco più di 3.600. I dati sono stati presentati al Policlinico Sant’Orsola di Bologna, dove nel 2024 sono stati fatti 207 trapianti di midollo osseo, confermando la struttura come hub regionale e punto di riferimento nazionale.

«Il trapianto del midollo osseo è ancora oggi una terapia salvavita per molti pazienti – spiega Francesca Bonifazi, direttrice dell’area Trapianti del Sant’Orsola – in particolare per chi è affetto da leucemie acute, linfomi, ma anche da talassemia e anemia falciforme. Ogni anno in Italia si effettuano circa duemila trapianti, ma per poterli fare serve un donatore compatibile. Il 50% dei donatori che utilizziamo arriva dal registro mondiale, una rete no profit internazionale con quasi 40 milioni di iscritti, di cui quello dell’Emilia-Romagna è un tassello prezioso. Ogni giorno più di mille unità di cellule staminali varcano i confini internazionali per raggiungere pazienti in attesa». La diversità genetica degli italiani rende il loro contributo particolarmente importante: «I tedeschi, ad esempio, hanno una genetica più omogenea, noi invece abbiamo combinazioni rare e genotipi molto variegati, il che rende un donatore italiano estremamente prezioso e spesso insostituibile. Aggiungere donatori italiani significa aggiungere unicità al registro mondiale e aumentare le probabilità di trovare un compatibile anche per i pazienti italiani”, spiega Bonifazi.

Un recente studio del Sant’Orsola ha confermato che, a parità di compatibilità, un donatore italiano garantisce migliori esiti clinici rispetto a uno straniero. A sottolineare il valore del traguardo è anche la presidente di Admo Emilia-Romagna, Rita Malavolta: «Siamo tornati a crescere dopo il crollo legato alla pandemia. La popolazione dimostra una grande sensibilità verso queste tematiche, tipica della nostra regione. Con 102.000 iscritti, l’Emilia-Romagna rappresenta quasi un quinto dell’intero registro nazionale, che conta 560.000 persone». Tra i nuovi iscritti spiccano soprattutto i giovani: il profilo ideale è infatti una persona tra i 18 e i 35 anni, di almeno 50 chili e in buone condizioni di salute. Per entrare nel registro basta un semplice prelievo salivare e si può donare fino ai 55 anni. «Di questi 102.000 iscritti – precisa l’assessore regionale alla Sanità, Massimo Fabi – sono circa 80.000 i donatori effettivi. Questo vuol dire che siamo ben oltre il contributo regionale, stiamo offrendo disponibilità a tutto il Paese. L’eccellenza del Sant’Orsola e del nostro sistema sanitario regionale è un patrimonio per tutta l’Italia». A confermare la centralità del policlinico bolognese ci sono anche i numeri: nel 2024 sono stati compiuti 62 trapianti autologhi (con cellule proprie), cinque pediatrici, 58 allogenici (da donatore) e 20 allogenici pediatrici. In forte crescita anche l’uso della terapia Car-T, passata da due pazienti trattati nel 2018 a 62 del 2024. «Abbiamo il privilegio di assistere a tutte le fasi del percorso – sottolinea la direttrice generale Chiara Gibertoni – dalla registrazione del donatore alla donazione, fino al trapianto per il paziente. È una scelta che può cambiare la vita. I risultati eccezionali di quest’anno ci motivano a continuare a investire e sostenere chi lavora ogni giorno per migliorare la salute di tutti».