Suicidio assistito

A sinistra Matteo Mainardi (foto: Associazione Luca Coscioni), a destra la consigliera Valentina Castaldini (foto: Ansa)

 

Si è conclusa (per ora) con un nulla di fatto la vicenda giudiziaria sul ricorso dell’11 marzo sulla delibera della regione Emilia-Romagna, che stabiliva le modalità con cui il suicidio assistito può essere applicato nel territorio regionale. Al termine dell’udienza del Tar, definita «un'occasione molto costruttiva di confronto, ma che non ha deciso nulla», gli avvocati Francesco Fersini e Domenico Menorello hanno spiegato che il ricorso è decaduto a causa della morte del paziente su cui si appoggiava l’impugnazione presentata da Valentina Castaldini, coordinatrice regionale di Forza Italia.

«Questa notte il paziente che aveva richiesto il suicidio assistito è venuto a mancare. Non essendoci altri richiedenti per la procedura, allo stato attuale non sussiste nessuna esigenza di sospensione cautelare, cioè non c'è più urgenza di decidere se la delibera regionale deve essere sospesa o meno. Non si è potuto discutere di nulla perché per farlo ci deve essere qualcosa che ha una sua urgenza e che crea un danno grave e irreparabile se non si interviene», spiega Menorello. Anche se l’urgenza della richiesta di Castaldini è decaduta, la consigliera «ha già chiesto al Tar di voler fissare un'udienza di merito – nella quale il Tar esaminerà il caso e prenderà una decisione definitiva – in tempi brevi», comunica l’avvocato. Dunque, attualmente, la delibera è ancora valida a tutti gli effetti.

Matteo Mainardi, membro del Consiglio generale dell’associazione Luca Coscioni, che si è già espresso sulla natura del ricorso, si chiede «a che cosa serva impugnare una delibera simile, quando alla base ci sono pazienti che soffrono. L’unico risultato di questo ricorso è che il paziente è deceduto nel modo in cui non voleva morire, a causa dell’interruzione dell’iter».

In seguito al caso giudiziario, commenta il consigliere, «l’urgenza per un dibattito parlamentare è sicuramente maggiore, ma la discussione in sede legislativa riguardo al Testo sul Fine vita è stata rimandata da giugno a metà luglio. Questo ci dice che la maggioranza non vuole prendere una decisione, nonostante gli esempi di Emilia-Romagna e Toscana suggeriscono che il resto del paese spinge per una legge».

La consigliera Castaldini (qui l'intervista) replica alle parole di Mainardi, dicendo che «il ricorso serve per raggiungere lo stesso obiettivo di Mainardi, cioè discutere e varare una legge nazionale per il fine vita, un tema talmente complesso e grande che non può essere legiferato da una delibera regionale». In merito alle accuse di Mainardi alla maggioranza, Castaldini sostiene che «c’è stata eccome l’accelerazione del dibattito parlamentare: lunedì è stata presentata una bozza di legge sul fine vita che raccoglie tutte le delibere e anche l’impugnazione della legge in Toscana».

In ultimo, anche il presidente regionale Michele de Pascale si è pronunciato sulla questione, a margine dell'incontro con la stampa a due anni dall'alluvione: «È inaccettabile che il Parlamento non legiferi davanti a questa inerzia del Governo, serve che i deputati si prendano le proprie responsabilità e realizzino una norma nazionale. Questo continuo rimpallo è intollerabile, perché non si rispettano quelle persone che stanno vivendo un dramma vero, al di là di come la si pensa. Detto questo, chiedo che si analizzi la correttezza di quello che ha fatto l'Emilia-Romagna da un punto di vista giuridico, e non politico».