Criminalità

I Carabinieri del Comando per la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica di Venezia (foto: Sofia Pellicciotti)
Due società sequestrate, undici misure cautelari e 22 indagati: nell’arco di un anno e mezzo, l’indagine “Petrolio Dorato” ha sgominato un’organizzazione criminale che ha raccolto circa 2.5 milioni di euro dal furto, trattamento e rivendita a prezzi maggiorati di oli esausti, utilizzati per la produzione del biodiesel. L’operazione è partita delle segnalazioni di furti di oli da parte dei Carabinieri di Bologna e provincia, insieme ad alcuni consorzi vittime del traffico. Da lì, spiega il comandante dell’Arma di Venezia, Enrico Risottino, sono partiti gli accertamenti che hanno visto il sequestro delle società Ecouno Service di Stanghella, in provincia di Padova, e Biofaroil di Crevalcore, in provincia di Bologna.
L’organizzazione, spiega Risottino, rubava o acquistava gli oli esausti tra i 60 e gli 80 centesimi al litro, li allungava con dell’acqua e li rivendeva a 1,70 - 1,80 euro al litro alle ditte estere che, lamentandosi della scarsa qualità del prodotto, hanno interrotto i rapporti con le società smantellate oggi. Nonostante i fatti siano accaduti in Emilia-Romagna, Veneto, Trentino Alto-Adige e Campania, ad aiutare la Polizia c’è stata anche l’Europol, dopo che sono state scoperte attività economiche legate al gruppo anche in Grecia e Spagna.
Domenico Truppa, Gip del capoluogo emiliano, ha ordinato gli arresti domiciliari per cinque indagati, l'obbligo di dimora per tre individui e il divieto di esercitare imprese nella gestione dei rifiuti per altre tre persone. Insieme ad altri undici indagati non sottoposti a misure restrittive, sono 22 in totale gli accusati di associazione a delinquere, traffico illecito di rifiuti, favoreggiamento personale, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e abuso d'ufficio. Malgrado compaiano due membri del clan camorristico “Moccia” tra i cinque indagati finiti ai domiciliari, non è stata constatata l’associazione mafiosa.