ALIMENTARE

(Foto di Ludovica Addarii)

 

Bologna “la grassa”? Sì, ma anche la saggia. Il capoluogo emiliano-romagnolo, spesso ai primi posti nelle classifiche gastronomiche, rappresenta anche un modello virtuoso nella lotta agli sprechi alimentari. Solo nella provincia di Bologna, infatti, lo scarto alimentare evitabile, secondo i dati del rapporto 2024 della Regione Emilia-Romagna, corrisponde a circa 12 mila tonnellate all’anno. Si tratta di dodici chili e mezzo di alimenti pro-capite, rispetto ad una media nazionale di 32,13 chilogrammi. Il numero è stato ricavato considerando i rifiuti classificati come “scarti alimentari evitabili”, ossia il 12,5% della categoria dei rifiuti alimentari, equivalenti questi ultimi al 18% della produzione totale di rifiuti nella provincia bolognese (581.377 tonnellate). Cosa buttiamo? Frutta fresca, pane, verdure, insalata e cipolle, aglio e tuberi. Il problema è grave e serve uno sforzo per arginarlo. Ma come? Si può intervenire, ad esempio, grazie a iniziative territoriali, associazioni e app capaci di ridurre il cattivo uso alimentare attraverso la vendita a prezzo ribassato delle eccedenze dei prodotti che altrimenti rimarrebbero nelle scansie. Capiamo meglio la questione. Partiamo dalle applicazioni. 104.000 tonnellate diviso 1 milione. 12 mila tonnellate 12 a testa. 100 chili a testa.

SquisEat è un’applicazione bolognese doc rimasta attiva fino a dicembre 2024. Una startup creata da quattro laureati in informatica dell’Università di Bologna, Alberto Drusiani, Luca Morosini, Gabriele Calarota e Ossama Gana. ≪È stato possibile recuperare prodotti per un valore di centomila euro con quasi ventimila ordini effettuati dai clienti - spiega Luca Morosini, uno dei fondatori - La causa principale della nostra chiusura è stata la difficoltà a penetrare il mercato fuori Bologna. Questo ci ha fatto restare in una situazione di stallo. Le cose funzionavano, i soldi c'erano ma non si progrediva≫.

La parola ai consumatori. Sofia, studentessa universitaria, racconta che tra tutte le app attive su Bologna quella che preferisce è Too Good To Go. ≪Ho fatto diversi ordini e sono rimasta sempre soddisfatta dei prodotti – dice - L’ultima volta ho prenotato una Magic Box del forno Brisa. Il contenuto del sacchetto è a sorpresa e cambia di giorno in giorno, lo si ritira verso le 20. Per una pizza, due focacce e una brioche, ho speso 4,99 euro rispetto ai 15 da listino. Un incentivo non indifferente per un ragazzo fuorisede, ma prezzo a parte, questa scelta è un’azione che si traduce in un contributo alla lotta allo spreco alimentare≫.

Dalla sponda opposta della piattaforma, quella dei commercianti, i pareri sono altrettanto positivi. Due esempi, due locali. Dice Mauro dal bancone di 'Mortadella & Champagne': ≪Prima che iniziassi ad usare l’applicazione, la sera rimanevano sempre prodotti invenduti. Sono soddisfatto e funziona≫. Anche Alessia e Francesca, lavoratrici di 'Pescaria', hanno un’opinione positiva sull’applicazione: ≪Durante la serata si possono arricchire le box nel caso in cui qualcosa dovesse eccedere. Non si butta via nulla≫.

Too Good To Go, l’applicazione nota a livello internazionale, ha annunciato a maggio 2024 di aver superato i 20 milioni di pasti 'salvati' in tutta Italia. Un risultato raggiunto grazie a una community di 9 milioni di utenti, oltre 26.000 partner commerciali e circa 580 esercizi nel solo territorio bolognese. Phenix, operativa in Italia tra Milano, Torino e Bologna, con i suoi 4 milioni di consumatori e 15.000 negozi partner (19 a Bologna), ha rimesso in circolo dal 2014, 170 milioni di pasti. 

Non è tutto merito delle applicazioni, molti altri fanno la loro parte. A cominciare dall'università. Portatore della bandiera della lotta allo spreco alimentare è il professor Andrea Segrè, ordinario di Politica Agraria internazionale e comparata all’Università di Bologna, nonché fondatore 'Last Minute Market', società spin off dell’ateneo che affianca le aziende nel recupero dei beni invenduti, siano essi materie prime o pasti pronti. Con il gruppo Hera e il Comune di Bologna, 'Last Minute Market' porta avanti l’iniziativa 'Non si butta via niente'. Lo scopo è promuovere la prevenzione degli sprechi e il recupero delle eccedenze attraverso gli enti no profit, un esempio importante di economia circolare: le realtà coinvolte nel bolognese sono in grado, infatti, di recuperare in un anno oltre 340 tonnellate di prodotti alimentari, circa 315.000 pasti. Evitando, tra l'altro, in questo modo l’immissione di 680.000 chili di anidride carbonica nell’atmosfera.

Il Comune, aderendo alla campagna 'Spreco zero’, sprona poi i suoi cittadini a mettersi in gioco in questa crociata tramite lo “Sprecometro”, una piattaforma che consente di monitorare quotidianamente lo spreco alimentare domestico e i suoi impatti economici e ambientali, suggerendo anche comportamenti utili a prevenirlo.

Anche 'CiboAmico', il progetto del Gruppo Hera nato in collaborazione 'Last Minute Market', ha contribuito al recupero di 155 mila pasti nelle mense aziendali di Hera nei suoi 16 anni di attività, per un valore complessivo che supera i 266 mila euro. ≪Con 'CiboAmico' non solo vogliamo dare una risposta al problema dello spreco, ma grazie al coinvolgimento delle associazioni del terzo settore offriamo un aiuto concreto a chi è in difficoltà≫, commenta Filippo Bocchi, direttore 'Valore Condiviso e Sostenibilità' del Gruppo Hera.

Il Banco Alimentare, una rete che si occupa di recupero sul territorio regionale distribuendolo gratuitamente alle organizzazioni caritative convenzionate, è riuscito, secondo i dati della Regione Emilia-Romagna relativi al 2023, a salvare 4903 tonnellate di cibo proveniente da ortofrutta, industrie e piattaforme di logistica, dalla ristorazione e dai punti vendita della Grande Distribuzione. La Caritas, invece, ha recuperato e poi distribuito 105 tonnellate di beni alimentari. Infine, gli Empori solidali, una rete di attori locali che collaborano per sostenere persone in situazione di difficoltà tramite il recupero delle eccedenze e donazioni dei volontari, hanno evitato lo spreco di 2784 tonnellate nell’arco del 2023.

Per comprendere l’importanza di queste attività, bisogna ampliare lo sguardo ai dati nazionali rilasciati ogni anno in occasione della Giornata Nazionale di Prevenzione degli sprechi Alimentari (cade il 5 febbraio) e ricavati dalle analisi fatte dall’Osservatorio Internazionale Waste Watcher.

Anche quest'anno è stato pubblicato il report aggiornato. Dagli ultimi sondaggi emerge che lo spreco alimentare nelle famiglie italiane ha visto una crescita dell’9,11% rispetto a quanto rilevato nel 2024, passando da un 29,5 chilogrammi agli odierni 32,13 in termini quantitativi pro-capite annui. In temini economici si sprecano 139,71 euro a testa ogni anno. Questi dati possono fare un po’ paura se si pensa che ciascun italiano consuma circa un chilo di cibo al giorno e che quindi è come se in un anno buttassimo gli alimenti utili a sfamarci per un mese.

In tutto ciò esiste un paradosso: a sprecare più cibo (+26% rispetto alla media nazionale) sono, inaspettatamente, le famiglie con un tasso reddituale più basso. La spiegazione è semplice: quando si possiede un potere d’acquisto minore, la tendenza è quella di acquistare prodotti alimentari di minore qualità, che di conseguenza tendono a deperire più facilmente. In effetti, più sprechiamo più diventa difficoltoso l’accesso al cibo sano e sostenibile: l’indice FIES (Food Insecurity Experience Scale) di insicurezza alimentare sale del 13,95% nel 2025 rispetto all'anno precedente. Anche la numerosità del nucleo familiare è un fattore che influisce molto: dallo studio, infatti, emerge che le famiglie senza figli sprecano il 16% in più rispetto alla media nazionale, mentre quelle con figli il 16% in meno.

Se Bologna è virtuosa chi spreca di più? Al primo posto troviamo il Sud con un +16% rispetto alla media nazionale, poi si passa per il Centro con un +4%, per arrivare infine al Nord che riesce a contrastare la tendenza in positivo con un -15%. 

Ma i primati non finiscono qui. L’Emilia-Romagna è anche la regione protagonista di Lowinfood, il progetto finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del programma Horizon 2020. L’iniziativa, partita dal 2012 e terminata nel 2024, si è posta come obiettivo il recupero dei prodotti ortofrutticoli in eccedenza. Nel corso dei quattro anni sono state donate 160 mila tonnellate di frutta e verdura a diversi enti benefici della regione, 120 mila delle quali provenienti proprio da produttori emiliano-romagnoli. Tutto ciò è stato reso possibile grazie all’utilizzo della piattaforma S.I.R., la piattaforma che ha permesso di far incontrare la lotta allo spreco alimentare con gli enti caritatevoli, dando quindi il sostegno necessario alle fasce più fragili della popolazione. L'Università di Bologna, in collaborazione con l'Assessorato, ha presentato i risultati di una ricerca incentrata sulla valutazione dell'impatto sociale del sistema SIR e sulle prospettive future della logistica solidale. Per il triennio 2024-2026, la Regione ha stanziato 600mila euro con l'obiettivo di potenziare la logistica solidale, ampliare la rete di distribuzione e migliorare l'efficienza nella gestione delle eccedenze alimentari, contribuendo così alla riduzione degli sprechi. Il progetto ha coinvolto 27 partner da 12 paesi, tra università, enti di ricerca e start-up all’avanguardia. L’Emilia-Romagna si è distinta come protagonista nella lotta agli sprechi alimentari, grazie alla sua esperienza e a un sistema digitale innovativo per recuperare e donare prodotti ortofrutticoli freschi. Un modello così efficace da farla accreditare come Regione d’eccellenza, pronta ad ispirare l’Italia e l’Europa intera.

Le ambizioni per il futuro sono alte: nell'Agenda 2030 si punta a dimezzare lo spreco alimentare entro il 2030, per arrivare ad una spesa di 369,7 grammi settimanali a persona, la metà rispetto ai 737,4 di 10 anni fa. A tal proposito, proprio in occasione della dodicesima Giornata Nazionale di Prevenzione degli sprechi Alimentari, è partita la #sprecozero Challenge, la “sfida” proposta dall’Osservatorio Waste Watcher International sugli sprechi e le abitudini alimentari, realizzato dalla Campagna Spreco Zero di 'Last Minute Market' con la partnership dell’Università di Bologna. L’obiettivo è spronare gli italiani a tagliare 50 grammi dagli sprechi settimanali da qui a cinque anni, cercando di arrivare al traguardo prefissato per il 2030 dall’Agenda delle Nazioni Unite. Lo Sprecometro seleziona i partecipanti alla Challenge sulla base di criteri specifici come impegno alla sostenibilità, diversificazione geografica e diversità di composizione familiare, e poi li aiuta nel monitoraggio. Pilota dell’esperimento è proprio una famiglia bolognese (più precisamente di Granarolo dell’Emilia). Nadia Sinigaglia e il marito Luca Fantuz con i loro tre figli hanno scelto come nickname per la propria squadra “SpreKO LEMNE Team”. Fino al 2030, ogni 5 febbraio, verranno rilevati i progressi fatti dalle famiglie partecipanti con la collaborazione dell’Osservatorio Waste Watcher per poi nominare vincitrice la famiglia più efficace nel ridurre gli sprechi alimentari. Ce la faranno Nadia, Luca e i ragazzi?

 

Il reportage è tratto dal "Quindici" n.2 del 30 aprile 2025