Violenza

Carlo Lucarelli al ventennio della fondazione delle vittime di reati (foto di: Christian Caporaso)
«La differenza si fa dando la possibilità a una persona di ricominciare a pensare a sé stessa, di riprendere in mano la sua vita». Questo il pensiero di Carlo Lucarelli, presidente della Fondazione delle vittime di reato che oggi compie vent'anni. In Regione Lucarelli ha voluto ricordare i numerosi interventi di aiuto e sostegno alle vittime portati avanti in questi due decenni, parlando di due casi specifici che dimostrano come piccole azioni di sostegno, anche a distanza, possano davvero fare la differenza per chi è stata vittima di crudeltà. «Ricordo ancora il giorno in cui ho ricevuto una mail da una signora di Milano che mi chiedeva aiuto. All’inizio non sapevo cosa fare, possiamo intervenire solo a livello regionale, ma lei lo sapeva, aveva solo bisogno di essere ascoltata», ha spiegato Lucarelli. La forza di una corrispondenza, sapere che da qualche parte c’è qualcuno che ti ascolta e che ti capisce fa la differenza anche se a livello materiale non è sempre possibile intervenire, è questo il concetto.
Ci sono moltissime cose da fare a livello di supporto sia psicologico che fisico per aiutare una vittima di violenza: «Adesso noi trattiamo una media di 12/15 casi ogni tre mesi - ha continuato Lucarelli - Noi facciamo quello che non fanno gli altri fino ad aiuti economici concreti, che possono arrivare a un massimo di 15 mila euro. Non c’è un tariffario, ogni situazione è diversa: il ragionamento si fa su quello che ci viene chiesto, su cosa ci viene segnalato e su come la persona potrebbe gestire il sostegno economico per ricominciare».
Tra i casi seguiti dalla Fondazione, uno in particolare è rimasto nel cuore di Lucarelli: «Una donna, dopo aver ricevuto un contributo per affrontare le spese legate alla morte violenta del figlio all’estero, ci ha scritto con vergogna che con i soldi rimasti aveva comprato un paio di occhiali nuovi, quelli vecchi si erano rotti». Ma è proprio questo il senso: non solo gestire l’emergenza, ma dare a qualcuno la possibilità di tornare alla propria quotidianità, anche attraverso un gesto semplice.
La Fondazione si è trovata ad affrontare situazioni complesse, in cui il sostegno psicologico, sanitario, economico e sociale si intrecciano. «In 20 anni purtroppo i reati non sono diminuiti, succedono le stesse bruttissime cose ma oggi c’è più consapevolezza. Le persone sanno di poter chiedere aiuto e sanno che possono trovarlo».
Del rapporto genitori-figli e del mondo dell’adolescenza parla anche l’ultimo libro dello scrittore, “Almeno Tu”, uscito il primo aprile 2025, definito da lui stesso «il libro più cattivo che abbia mai scritto». Un thriller che racconta una storia di vendetta, una relazione tra padre e figlia che si spezza, in cui tutti fanno la cosa sbagliata. «Avevo bisogno di entrare in maniera intima dentro una vicenda che potesse incarnare tutte le paure e le ossessioni in quanto genitore», racconta l’autore.
Il Libro di Lucarelli è sull’onda di "Adolescence", serie tv che ha recentemente riscosso un grandissimo successo su Netflix, ma il romanzo non vuole essere una copia della serie britannica. «Non volevo tanto raccontare gli adolescenti ma tutto ciò che sta loro intorno: i problemi, i dubbi, le sensazioni, le contraddizioni». Un modo diverso, narrativo e personale, per continuare a raccontare la fragilità e il bisogno di essere ascoltati. Perché, in fondo, «l’importante è esserci» come ha detto Lucarelli.