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Borrell al Parlamento Europeo (licenza creative commons)
«Su quello che sta accadendo a Gaza e in Palestina, tutto il mondo guarda dall’altra parte e in particolare noi europei. Sono un europeista convinto ma questa non è la mia Europa». È lapidario Josep Borrell, ex alto rappresentante per gli affari esteri dell’Unione Europea, nel criticare l’immobilismo di Bruxelles sul massacro in atto a Gaza dall’ottobre 2023. A ormai quattro mesi dalla fine del proprio mandato Borrell sceglie la Johns Hopkins university per condannare fermamente l’azione militare del governo Netanyahu e lanciare un appello all’Occidente: «Sotto le macerie di Gaza non giacciono solamente decine di migliaia di persone uccise dai bombardamenti. Anche le leggi internazionali e l’Europa sono sepolti con loro». Per Borrell l’Unione dopo il sette ottobre si è colpevolmente divisa; i pochi paesi che hanno chiesto un’indagine sulla base del diritto internazionale sono stati isolati dalla maggior parte dei governi occidentali, che continuano invece a supportare Tel Aviv in modo pressochè incondizionato. Non è solo una questione politica ma chiama in causa la legittimazione stessa dell’Unione sullo scenario internazionale. «Noi europei stiamo perdendo ogni credibilità nei confronti del resto del mondo. Ci accusano di applicare un doppio standard, perché sembra che per noi la vita di un palestinese sia più importante di quella di un ucraino» ha sottolineato.
Nella sala conferenze della Johns Hopkins, un grande stemma dell’ateneo sovrasta un camino in mattoni a vista. Potremmo essere in un college a stelle e strisce e, nonostante la presenza di Romano Prodi fra il pubblico, che qui è stato anche professore, tutto fa capire che Piazza Maggiore è un po’ più lontana. In platea ci sono circa 60 fra studenti e addetti ai lavori e le varie sfumature nel loro inglese fanno capire che vengono da tutto il mondo. Siamo in un campus internazionale, prima di tutto americano, e la critica di Borrell è decisa anche verso gli Stati Uniti. Ad inizio marzo Netanyahu ha violato unilateralmente il cessate il fuoco che era stato deciso anche in accordo con Washington. Sotto le bombe sono morti 400 palestinesi, per la maggior parte civili, e anche stavolta è mancata una ferma condanna da parte della comunità internazionale. L’ex vicepresidente della Commissione ricorda: «ho presieduto numerosi tavoli di trattativa, ci sono state molte discussioni serie che includevano anche gli americani ma la situazione non è mai cambiata. La politica degli Stati Uniti è completamente votata al supporto incondizionato ad Israele».
Borrell è caustico anche riguardo ai possibili scenari futuri e conclude: «Siamo di fronte alla più terribile pulizia etnica dalla fine della seconda guerra mondiale e due terzi del mondo accusa l’Occidente per aver permesso che accadesse. Perché qualcosa cambi ci dovrebbe essere una reazione forte ma nessuno sembra esserne in grado. Non penso che succederà e non so quale potrà essere la soluzione»