Conclave

Il cardinale Matteo Maria Zuppi (foto: Ansa)

 

Il 7 maggio il pesante cancello della Cappella Sistina si chiuderà. E si aprirà il settantaseiesimo Conclave per eleggere il centododicesimo successore di Pietro. Prima del 1492 la procedura di nomina del Santo Padre della Chiesa Cattolica avveniva per acclamazione. Oggi, i 135 cardinali si riuniranno ancora una volta sotto gli affreschi del Giudizio Universale e, proprio loro, nell’era dei social network e della tecnologia, hanno tutte le carte in regola per diventare delle star. O degli "influencer", forse. Il Conclave è un po’ come il Festival di Sanremo, con i suoi red carpet, i pettegolezzi, le indiscrezioni, le polemiche, le interviste dell'ultima ora ai protagonisti. Un via vai, un saliscendi, un entra ed esci continuo.

Elegantissimi, colori sgargianti, telefoni di ultima generazione alla mano, gli “eminentissimi”si aggirano dentro e fuori le mura vaticane. Suv grigi nuovi di zecca che sfrecciano per le strade della capitale, benedizioni flash, qualche bacio e qualche abbraccio. E Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale italiana, Arcivescovo di Bologna, uno dei possibili “papabili” (mai tale espressione fu più azzeccata) è incline alla battuta e allo spirito. Contattato da InCronaca su WhatsApp per due battute velocissime su quello che potrà accadere risponde: «Non sto ancora in apnea». Anzi, a scanso di equivoci, Zuppi, romano e fervente romanista, nei giorni scorsi ha dichiarato che non lascerà Bologna fino allo scudetto dei rossoblù, unendo la sua fede (e la sua speranza) alla passione per il calcio. Un tifoso aperto alla vittoria di una squadra avversaria, un misto piuttosto inestricabile di scaramanzia e ironia. Tanto per dire, Zuppi è uno che ha suonato le campane di Santa Maria in Trastevere quando lui era parroco e la Roma vinse lo scudetto. Bei tempi.

Oggi è tutto un po’ più complesso, correnti, correntucole, correntoni e folate di vento da torci collo che sbatacchiano la Chiesa e il suo dogma a destra e a sinistra. Fazioni, liti intestine, bacchettoni conservatori, finti e veri progressisti. Luci e ombre su un’istituzione che sembra sempre sul punto di crollare e invece no. Si rialza. In qualche modo rinasce dalle proprie ceneri come una fenice. D’altronde se i miracoli non accadono proprio lì, tra quelle mura che dovrebbero separare il sacro dal profano, dove se no?

Ma scegliere un successore di Francesco (qui l'articolo sul pontificato di Bergoglio) è impresa difficile, ricca di implicazioni sociali, politiche e prettamente ecclesiastiche. Un gioco mica da ridere.

 

 Un dettaglio del Giudizio Universale nella Cappella Sistina (foto: OpenVerse)