sanità

Esami strumentali.Immagine prexels
Nel mese di aprile, ogni cento bolognesi che sono andati al cup per chiedere una tac al bacino, ben 43 di loro non ha trovato una risposta entro i due mesi previsti dalle norme sanitarie. Nei mesi precedenti la situazione era peggiore, con il 44% di prescrizioni senza risposta a febbraio, per poi migliorare a marzo, con una riduzione a 32 visite su cento non erogate.
Dopo il primo capitolo dell’inchiesta sulle liste d’attesa delle visite specialistiche (https://incronaca.unibo.it/archivio/2025/04/16/l2019emilia-ha-l2019orticaria-la-dermatologia-e-in-crisi-1), InCronaca mette una lente d’ingrandimento su quelle degli esami strumentali.
A Bologna, in un contesto di generale efficienza nel rispondere ai bisogni di salute dei cittadini, permangono tuttavia alcune criticità. L’esempio più eclatante è l’appena citata Tac al bacino, nota dolente di antica memoria. Un esame costoso e celere nell’erogazione se svolto privatamente, mentre, se prescritto dal medico curante, non sempre viene effettuato entro 60 giorni. I dati tratti dal sistema regionale di monitoraggio dei tempi d’attesa (Tdaer) evidenziano inoltre numeri preoccupanti per coloro che hanno richiesto una risonanza magnetica all’addome nel mese di marzo. Solo il 59% di essi ha avuto accesso all’esame nei tempi massimi stabiliti dalla legge.
Nel contempo, non si ferma lo scambio di accuse incrociate fra il Ministro della salute, Orazio Schillaci e l’assessore regionale Massimo Fabi, sulle prestazioni sanitarie dell’Emilia-Romagna. Una regione giudicata non virtuosa dal governo nell’uso dei fondi statali erogati, per questo a rischio commissariamento. Lo scenario futuro potrebbe includere la nascita di un organismo ministeriale di controllo delle regioni, che ne sostituirà le competenze sanitarie in caso di inadempienza nell’erogazione delle prestazioni mediche specialistiche. Dall’altro capo, l’assessore Fabi annuncia l’investimento di 12 milioni di euro aggiuntivi, vista la mancanza di fondi nazionali sufficienti e specifici per il controllo delle liste d’attesa. In ogni caso, viale Aldo Moro tiene a chiarire: «Siamo disponibili ad accettare che il ministero venga a controllare quello che stiamo facendo ma chiediamo di specificare insieme i parametri e gli indicatori che si vogliono utilizzare». «Questo organismo di verifica e controllo interverrà per gravi criticità e situazioni di inosservanza, ma detta così non vuole dire nulla. Vogliamo definire di quali casi si parla e, in caso di intervento, vogliamo che sia chiaro per quanto tempo rimane all’interno della struttura perché non vi sia un’invasione di campo nell’ambito della legislazione concorrente», ha dichiarato Fabi al Corriere Bologna la scorsa settimana.
E i numeri cosa dicono? La regione mostra statistiche buone nel complesso, seppur macchiate da alcune specifiche fragilità. Dallo scorso ottobre a oggi la media degli esami erogati supera sempre il 90% delle richieste, eppure, osservando le singole prestazioni, la colonscopia non ottiene risposta nel 28, 26 e 22% delle richieste prescritte nei trimestri ottobre-dicembre 2024, gennaio-marzo 2025 e aprile-giugno 2025. Criticità spiccate anche per l’elettromiografia (29% e 31% di esami inevasi a ottobre-dicembre 2024 e aprile-giugno 2025), la risonanza magnetica addome (29% senza risposta a gennaio-marzo 2025) e l’ecografia della mammella (33% delle prescrizioni non erogate ad aprile).
Sul tema si attendono sviluppi.