La polemica

Premio Strega 2025 (foto Ansa)
Einaudi è fuori. Il celebre marchio torinese, appartenente al Gruppo Mondadori, simbolo italiano di editoria di qualità, non è riuscito a far entrare un suo titolo nella lista dei dodici libri della sezione di narrativa del Premio Strega, giunto quest’anno alla sua settantanovesima edizione.
Oltre ai soliti grandi editori – Mondadori, Rizzoli, Feltrinelli, Guanda, in lizza con autori come Paolo Nori (“Chiudo la porta e urlo”, Mondadori, https://incronaca.unibo.it/archivio/2025/04/28/paolo-nori-in-gara-per-l2019olimpo-letterario), Andrea Bajani (“L’anniversario”, Feltrinelli) e Nadia Terranova (“Quello che so di te”, Guanda) – è stato dato spazio a medie e piccole case editrici, tipo Sellerio, Laterza, Voland e TerraRossa.
Tutto ciò ha dato vita a delle polemiche sulla mancata partecipazione dello Struzzo di via Biancamano, che vanta un ricco numero di vittorie nelle edizioni passate dello Strega (l’ultima l’estate scorsa, con Donatella Di Pietrantonio per “L’età fragile”). Ha destato curiosità, in particolare, l’esclusione di “I giorni di vetro” di Nicoletta Verna, romanzo ambientato in epoca fascista che ha ottenuto un largo successo. Dispiacere da parte della redazione della collana Stile Libero della Einaudi, alla quale appartiene il libro di Verna. Su questo fronte, la Fondazione Bellonci, che gestisce il premio, ha ritenuto “I giorni di vetro” non più convincente di altre opere, sottolineando inoltre la volontà di dare maggiori possibilità a una pluralità di realtà differenti.
In verità queste polemiche potrebbero anche non avere voce, in quanto lo Strega, oggigiorno, si compone di varie categorie e in alcune di esse Einaudi rientra. Pensiamo a quella per la saggistica, per cui la casa editrice gareggia con “Corpo, umano” di Vittorio Lingiardi, o alla sezione dedicata alla poesia, presente con ben due raccolte, “Il brusìo” di Tiziano Rossi e “L’intravisto” di Elisa Biagini. Ma d’altronde si sa, ciò che fa più presa sul pubblico è la narrativa.
Questa diatriba non è nuova agli occhi dello Strega, che seppur è da considerarsi il maggiore premio letterario italiano, quello che porta a fama nazionale e internazionale, è vero che è diventato il più pilotato dai grandi marchi, che si accaparrano quasi sempre – Mondadori, Einaudi, Rizzoli in primis – il primo posto. Solo negli ultimi anni ci sono stati casi di vittorie fuori dallo stesso schema, per esempio nel 2021 con la votazione di Emanuele Trevi per “Due vite” (Neri Pozza) e di Ada d’Adamo nel 2023 per “Come d’aria” (Elliot).
Ora non resta che vedere chi arriverà nella cinquina dei finalisti per la narrativa, che verrà svelata il 4 giugno al Teatro Romano di Benevento, e, infine, chi sarà il vincitore che verrà premiato a Roma il 3 luglio in quel forziere di tesori etruschi che è Villa Giulia.