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Agostino Tilotta, chitarrista degli Uzeda (foto flickr, creative commons)

 

Domani, 29 maggio, andrà in scena a Bologna l’ultimo atto di una storia che è iniziata a Catania nel 1987 e che ha preso slancio nel 1991. In quell’anno, da una cabina telefonica della città alle pendici dell’Etna, partì una telefonata per Chicago. A chiamare, con una busta piena di gettoni in mano, Agostino Tilotta, chitarrista della band Uzeda nata qualche anno prima, nel 1987. All’altro capo del telefono il ventinovenne Steve Albini, ingegnere del suono statunitense già molto influente nel panorama dell’industria musicale. Aveva lavorato a dischi come Surfer Rosa dei Pixies e Pod delle Breeders ed era conosciuto e apprezzato per le sue competenze tecniche e ingegneristiche. Negli anni successivi, e precisamente nel 1992, darà vita con Todd Trainer e Bob Weston a uno dei sui gruppi, gli Shellac. Nel 1993 sarà il produttore di In Utero, quarto album in studio dei Nirvana.

Tilotta, dalla Sicilia, voleva proporre ad Albini di produrre il secondo album degli Uzeda. Albini chiese una cassetta per ascoltare qualcosa della band composta, oltre che da Agostino Tilotta (chitarra), da sua moglie Giovanna Cacciola (voce), da Raffaele Gulisano (basso), Davide Oliveri (batteria) e Giovanni Nicosia (chitarra). All’ingegnere del suono di Pasadena (California) evidentemente la cassetta piacque. Tanto che volò fino a Catania e produsse tutti gli album successivi degli Uzeda, fino a Quocumque jeceris stabit (2019), l’ultimo prima della sua morte, avvenuta nel 2024 a causa di un infarto.

Da quella telefonata gli Uzeda, che ancora oggi sono molto apprezzati nella nicchia del genere, intrapresero una carriera musicale che gli permise di guadagnarsi uno status di un certo rilievo nel circuito internazionale del mondo della musica indipendente. Rispettati e amati per la qualità della musica prodotta e per il modo di fare e intendere la musica alternativa, ottennero i maggiori riconoscimenti all’estero, e soprattutto in Inghilterra e negli Stati Uniti. Sono una delle uniche tre band italiane a essere state invitate nello storico programma The John Peel Session della Bbc e il primo gruppo non statunitense ad aver firmato un contratto con l’etichetta indipendente di Chicago Touch And Go Records, che tra gli anni Ottanta e Novanta pubblicò i dischi di gruppi come gli Slint, i Jesus Lizard, i Big Black. Collaborare con questa etichetta, che aveva contribuito allo sviluppo di generi come il post-punk, il post-hardcore, il noise, il math rock, il doom metal, l’industrial e altri, permise agli Uzeda di fare ulteriore esperienza nella scena della musica indipendente e alternativa americana e stabilire una rete con altre band, soprattutto gli Shellac dello stesso Albini.

L’incontro con questo mondo e le influenze di Albini resero la loro musica più cupa, cacofonica e distorta. Un cambiamento subito evidente con Waters, il secondo disco degli Uzeda e il primo registrato da Albini, molto apprezzato dalla critica, che comincia a inquadrarli nel genere noise.

Da allora, gli Uzeda sono rimasti sempre fedeli a sé stessi. In oltre trent’anni di carriera non hanno mai nemmeno cercato di raggiungere il grande pubblico e hanno sempre prodotto i loro dischi da soli, affidandosi alle etichette indipendenti per la distribuzione.

Nel 2024 è uscito un documentario, realizzato dalla regista catanese Maria Arena. Do It Yourself racconta la carriera artistica e soprattutto umana di questo gruppo. La loro visione del mondo, della musica, della vita e il rapporto con la loro amata città, Catania. Una città in cui ancora oggi vivono e lavorano, come persone qualsiasi. Ed è quello che vogliono essere.

 

Domani alle ore 20, al teatro cinema Perla, gli Uzeda si esibiscono con The Necks, John Duncan e Ivan FU.

 

Ecco il link all’evento: https://www.evients.com/events/uzeda-the-necks-john-duncan-ivan-fus-dig/020d15be19164f1d919ddaff4553e85a