CINEMA

Mickey 17

Robert Pattinson in un frame del film 

Anno 2054, la Terra è al collasso e bisogna trovare un nuovo posto in cui abitare. Mickey Barnes, un ragazzo con degli strozzini alle calcagna, firma in tutta fretta un contratto per imbarcarsi sull’astronave di Kenneth Marshall, politico che vuole colonizzare un pianeta chiamato Niflheim. Mickey è ora un expandable, factotum che, ogni volta che muore, viene “ristampato”. Tutto cambia quando, per errore, due copie di sé stesso coesistono.
Il regista sudcoreano Bong Joon-ho tratta in questa commedia dell’assurdo tutti i suoi temi più cari, a cominciare dalla disparità di classe qui rappresentata dal personaggio di Pattinson, un inetto di fantozziana memoria il cui corpo viene fatto a pezzi per rispondere alle esigenze di chi gli sta sopra. L’altra faccia della medaglia è il diciottesimo Mickey, sempre interpretato dall’attore statunitense, stanco di obbedire agli ordini e pronto a tutto pur di difendere la sua dignità. Da un lato la prostrazione, dall’altro la violenta rivalsa, lo specchio cristallino della società odierna.
E poi il colonialismo alla Starship Troopers, l’impatto dell’uomo sull’ecosistema, la critica a Trump tramite il macchiettistico Marshall di Mark Ruffalo, la propaganda distorcente a suon di dirette tv. Da Snowpiercer a Okja, da The Host a Parasite, il regista ci ha messo tutta la sua filmografia dentro Mickey 17. Tanta carne al fuoco, non tutta risulta ben cotta. E tuttavia, questo pasticcio tematico risulta essere la perfetta rappresentazione di una realtà in cui il grottesco ha sostituito la normalità.

 

Il film è in programma a Uci Cinema a Casalecchio Reno

 

La recensione è tratta dal n.1 del Quindici uscito il 9 aprile 2025.