Liste d'attesa

Al centro, da sinistra, Chiara Gibertoni, Massimo Fabi e Anselmo Campagna. Foto di Paolo Pontivi
Da un anno, una volta alla settimana, un cardiochirurgo del Policlinico Sant’Orsola di Bologna va a Parma. Entra all’ospedale Maggiore e opera, insieme all’equipe locale, uno dei suoi pazienti. È un modo per contrastare i tempi dilatatissimi delle liste d’attesa per gli interventi cardiochirurgici negli ospedali emiliani, frutto dell’accordo tra le due strutture sanitarie regionali, le uniche con un reparto di cardiochirurgia.
Questa mattina, in Regione, dovevano svelarsi due facce di una stessa medaglia: fuori, sotto la pioggia, un sit-in di protesta dei cittadini che in quelle liste d’attesa vedono iscritto il proprio nome. Dentro, nella sala stampa del palazzo governativo, un dibattito e una prima resa dei conti tra l’assessore alle politiche per la salute Massimo Fabi, la direttrice del Policlinico Sant’Orsola Chiara Gibertoni e il direttore dell’Ospedale Maggiore di Parma Anselmo Campagna.
E se la manifestazione dei cittadini-pazienti non si è svolta, all’interno i vertici dei due ospedali emiliani hanno espresso la loro soddisfazione per un progetto che sembra funzionare. «Questo primo anno di sperimentazione ha confermato l’interazione delle équipe cardiochirurgiche all’interno di un sistema regionale integrato – spiega Anselmo Campagna – e i riscontri sono sicuramente positivi. Ma il dato che ci gratifica ulteriormente è la soddisfazione espressa dai pazienti e dai loro familiari».
A oggi, sono 53 i pazienti operati al Maggiore di Parma dai cardiochirurghi “prestati” dal Sant’Orsola e Chiara Gilbertoni, direttrice generale del policlinico bolognese, non ha dubbi sul fatto che il progetto «valorizzi la sanità pubblica, anche grazie all’impegno costante di tutti gli specialisti coinvolti. L’accordo si fonda sui rapporti di stretta collaborazione e stima che già da tempo i due ospedali intrattengono in ambito di ricerca e formazione».
L’assessore Fabi considera l’accordo «un esempio di collaborazione di alta complessità assistenziale Una sinergia vincente, da rafforzare e promuovere. Il tema dei tempi d’attesa, anche delle visite specialistiche ambulatoriali, è una delle priorità della Regione e qui si sta parlando di interventi che salvano la vita delle persone».
Intanto, il ministro della Sanità Schillaci, pochi giorni fa, si è mostrato ottimista sulla presenza di risorse finanziarie sufficienti a risolvere una volta per tutte il problema delle liste d’attesa, anche se, secondo Fabi, «con tutto il rispetto per il ministro, va sottolineato che nei finanziamenti ordinari che vengono assegnati alle Regioni sono contenute anche quelle risorse destinate all’abbattimento dei tempi d’attesa. Nell’ultimo provvedimento finanziario si è persa questa destinazione specifica. In altri termini, è vero che le Regioni hanno finanziamenti, ma rientrano nell’ordinarietà degli stessi. Non c’è un obiettivo specifico e aggiuntivo di risorse. L’Emilia-Romagna ha aumentato nell’ultimo anno, in maniera significativa, l’offerta nell’ambito della specialistica ambulatoriale. E al Ministro, con il quale comunque abbiamo un ottimo rapporto, diciamo che servono risorse. Risorse dedicate e aggiuntive».