STRAGE DI BOLOGNA

Strage di bologna

I soccorritori subito dopo l'attentato del 2 Agosto 1980. Foto Ansa

«La ricostruzione dei fatti ha colto, al di là di ogni ragionevole dubbio, aspetti di verità sul concorso di Cavallini nel reato». È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza della Corte di Cassazione che lo scorso 15 gennaio ha reso definitiva la condanna all’ergastolo di Gilberto Cavallini, ex Nar (Nucleo Armato Rivoluzionario), per concorso nella strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.

I ricorsi della difesa di Cavallini, Gabriele Bordoni e Alessandro Pellegrini sono stati rigettati per infondatezza, così come è stata ritenuta inammissibile per genericità la cosiddetta “pista palestinese”, tesi sostenuta anche dall’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga che ipotizzò il coinvolgimento del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina nell’attentato. La Cassazione ha poi ritenuto false le dichiarazioni di Fioravanti, Mambro, Ciavardini e Cavallini che sostenevano che la mattina di quel 2 agosto si trovavano in gita a Padova, mentre testimonianze dimostrano la loro attiva presenza davanti alla stazione di Bologna.

«Sono passati più di 40 anni da quel tragico fatto che ha scosso nel profondo la coscienza collettiva del Paese, e si potrebbe pensare che la sentenza sia un mero esercizio storicistico più che giuridico, ma il nostro è un atto capace di cogliere aspetti di verità al di là di ogni ragionevole dubbio», hanno puntualizzato i giudici della Prima sezione penale della Corte di Cassazione.