CASO STRACCIARI

Foto di Sofia Garrasi, a sinistra prima delle iniezioni, a destra il risultato, foto concessa dalla donna che ha denunciato
«Non tornerò più come prima. Mi hanno detto che stavo pure per morire, ma ho scoperto che non sono l’unica ad essere stata sfigurata. Mi risulta che sono tantissime, centinaia, le vittime del chirurgo Stefano Stracciari. Solo che non parleranno mai perché sono persone fragili, hanno paura delle conseguenze». Sofia, cinquantacinquenne residente a Reggio Emilia, dice che la sua vita è stata irrimediabilmente stravolta dagli interventi del chirurgo estetico di Pianoro, Stracciari, che ha denunciato e che secondo quello che le risulta avrebbe inoculato farmaci illeciti nel corpo di tanti suoi pazienti e che oggi si trova in custodia cautelare dopo aver di recente violato i sigilli apposti al suo ambulatorio nel paese del bolognese.
Come ha conosciuto Stracciari? Perché si è rivolta a lui?
«È stata una mia amica a parlarmene, lei andava da lui da anni. Era il 2022, non ero proprio convinta di farmi ritoccare inizialmente, poi con i problemi della menopausa e il forte dimagrimento che ho avuto mi sono ritrovata schiava di fondotinta e crema per le rughe. Non ero più una ragazzina, non potevo stare ore davanti allo specchio. Mi sono rivolta a lui a febbraio per questa ragione. Non è che volessi sfilare per Vogue, volevo solo un po’ di idratazione al viso».
Come le è sembrato il medico quando l’ha incontrato la prima volta?
«Simpatico. Era un uomo gentile, premuroso. C’era spesso anche sua moglie con lui, e vedendo questa coppia perbene mi sono fidata. Inizialmente pensavo che anche lei fosse una chirurga estetica perché mi faceva le punture sotto ordine del dottore. Lei però era una Oss (operatrice sociosanitaria), ma nessuno me lo aveva detto, non sono stati per niente chiari sul suo ruolo nell’ambulatorio».
Quando ha cominciato a stare male?
«Una settimana dopo le prime iniezioni. Ho cominciato ad avere la febbre, il viso mi stava gonfiando, l’occhio soprattutto, e avevo forti dolori. Lui diceva che “è normale, fa parte della terapia, vedrai che starai meglio”. Io mi sono fidata. Inizialmente è stato molto disponibile, aveva solo limitato i messaggi, potevo sentirlo solo una volta alla settimana. Mi aveva prescritto una crema cortisonica e un po’ mi ha aiutato. Poi ho visto dei miglioramenti a maggio e ho pensato: “Probabilmente ha ragione lui, doveva solo passare un po’ di tempo”, e così ho ripreso a farmi fare un po’ di lifting. Ma poco dopo ha cominciato a uscire il pus, e da quel momento fino a novembre andavo da lui solo per farmi curare i danni che mi aveva fatto. E poi ha fatto quello che ha fatto con tutti gli altri, ha bloccato il mio numero».
E lei cos’ha fatto?
«Solo a quel punto ho deciso di rivolgermi a un altro medico. “Sei un caso disperato, io non ti tocco”, mi ha detto, e io non volevo crederci, l’ho accusato che mi stava prendendo in giro. Da lì ho cominciato a vedere diversi specialisti in Italia, dal centro danneggiati alla maxillo-facciale, ma nessuno voleva prendersi la responsabilità dell’intervento. Avrei dovuto rivolgermi a dei luminari che però mi sarebbero costati troppo, e ormai i miei soldi, tra i 300 euro a seduta da Stracciari e le visite per salvarmi il viso, erano finiti. Ho dovuto vendere la casa in Sardegna che mi aveva lasciato mia madre prima di morire e sono andata in Turchia a farmi operare. Lì mi hanno detto che ero a rischio. Il liquido che mi aveva iniettato aveva toccato delle parti vitali nel naso. Hanno fatto il possibile. Da quel momento sono stata meglio ma mi hanno detto che non tornerò mai come prima. È stato terribile, non volevo più vivere».
Come sta adesso?
«Non sto per niente bene. Ho dolori ovunque che aumentano d’estate, soprattutto al labbro. Dovrò fare una tac per capire dove si trova la sostanza cancerogena. Sono stata anche molto depressa, c’è stato un momento in cui ho pensato di voler morire. Ora non lo penso più, ma i danni psicologici che mi ha lasciato questa vicenda sono enormi».
Sofia Garrasi oggi, foto concessa dalla donna che ha denunciato
Quando ha sentito l’avvocato De Filippi?
«Nel 2023, è stato lui a mettere insieme tutte le vittime di Stracciari, ed è solo a quel punto che ho scoperto che sono centinaia le persone che ha sfigurato. Il problema è che molte di queste persone non lo denunceranno mai perché lui ha cercato individui fragili. Io conosco una donna trans che non riesce a camminare ma non parla perché teme le conseguenze. Ci sono anche tante persone senza documenti, donne straniere che hanno paura a esporsi. E ci credo che non vogliono parlare, non è da sottovalutare l’odio che si scatena sui social in queste occasioni: a me hanno detto che me la sono cercata».
Cosa si aspetta dalla giustizia?
«Che rimanga in carcere. Bisogna evitare che lui inietti sostanze cancerogene alle persone innocenti. È un mostro. Ci si è mossi tardi, la mia denuncia è di due anni e mezzo fa, nel frattempo ne ha sfregiata di gente. Anche i medici ai quali mi sono rivolta avrebbero dovuto fare qualcosa. Avevano le mie ecografie, perché non hanno fatto nulla? Perché non lo hanno denunciato?»