manifestazioni

Donne ucraine manifestano in Piazza Maggiore. Foto Alessandro Fratini
«Noi siamo qua per dire sì alle armi per difenderci e non per aggredire». Le parole di Irina racchiudono con fermezza la missione di Naryna Aps, un’associazione popolare nata a Bologna per il sostegno culturale e materiale degli ucraini, presenti in occasione dell’evento “Una Piazza dell’Europa”. Le attiviste – tutte donne ucraine di mezz’età – reggevano in mano cartelli con le frasi “Sì alle armi”, “Chi è armato disincentiva l’aggressore” e “Difendere l’Ucraina = difendere l’Europa”.
Nel mezzo di una manifestazione volta all’unità e alla protezione comune, le donne di Naryna alzano la testa e chiedono a gran voce una reazione armata e più dura dell’Ue contro l’invasore russo. «Nel 1994, ci siamo fidati a cedere le armi nucleari in cambio della protezione dalla Russia, e ora siamo stati aggrediti. Visto che non ci si può fidare della Russia, noi diciamo “Europa, vi dovete armare per potervi difendere”, perché se l’Ucraina cade, Putin andrà avanti», racconta Irina.
«Anche qui in Europa ci dobbiamo chiedere: cosa ne sarà del futuro dell'Ucraina? Se l’Ue fosse stata più ferma, Donald Trump avrebbe agito diversamente? Perché il dialogo non è stata la prima opzione? Se vogliamo veramente la pace, dobbiamo riflettere su cosa possiamo fare per garantire la sicurezza e la stabilità in Europa senza conflitti armati», conclude l’attivista.
La vicepresidente Nadia ha parlato meglio del loro obiettivo: «Naryna è nata nel 2022 e da allora ci occupiamo di tutto ciò che riguarda la comunità ucraina a Bologna. Scendiamo ogni due settimane in piazza a tenere alta l’attenzione sul conflitto in Ucraina, lo stesso che nel 2014 era stato definito guerra civile, ma che ora sappiamo essere un’invasione nel cuore dell’Europa».
Inoltre, Nadia racconta di come la risposta dell’Ue all’invasione Russa sia stata insufficiente e tardiva. «L'Europa si doveva svegliare già nel 2014, e nemmeno adesso si sta svegliando abbastanza velocemente. Non si può fare la pace sulle tombe dei civili, perché anche se qua non muore nessuno, i nostri civili continuano a morire».