Sicurezza

Immagine Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega

 

Nei primi due mesi del 2025 le morti sul lavoro in Italia sono 138. Un dato allarmante che vede un aumento del +16% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando le vittime erano 19 in meno. Tuttavia, in questo scenario preoccupante, l'Emilia-Romagna mostra un miglioramento: i decessi sul lavoro registrati nei primi mesi dell’anno sono sei, un dato che, pur essendo ancora significativo, risulta più contenuto rispetto a quelli di altre regioni come la Lombardia alla quale va la maglia nera, con 17 vittime.

Questi dati sono stati presentati dall’Osservatorio Vega di Mestre (Venezia), che classifica il pericolo di infortuni con una scala a colori sulla base dell’incidenza degli infortuni. Ma di cosa si tratta? L’incidenza indica il numero di infortuni sul lavoro ogni milione di occupati in una data area. Il rosso indica le regioni con un’incidenza infortunistica superiore al 125% della media nazionale. L'arancione le regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il valore medio nazionale e il 125% della media nazionale. Il giallo indica le regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il 75% dell’incidenza media nazionale e il valore medio nazionale. Di bianco, infine, sono dipinte le regioni con un’incidenza infortunistica inferiore al 75% della media nazionale, dove, secondo gli ultimissimi dati, si posiziona l’Emilia-Romagna. Una situazione nettamente diversa se si vuole fare un confronto con la classifica che prende in considerazione tutti e dodici i mesi dello scorso anno. 

 

Immagine Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega

 

Nel 2024, infatti, per ogni milione di occupati in Emilia-Romagna, 35,1 lavoratori hanno subito infortuni mortali. Un'incidenza di mortalità superiore rispetto a quella nazionale, pari a 34,1. Un dato che fa collocare la regione «Al limite della zona arancione nella mappatura dell'emergenza, ovvero quella in cui subito dopo la rossa si trovano le regioni con un rischio di mortalità più preoccupante rispetto al resto del Paese», commenta l'ingegnere Mauro Rossato, Presidente dell'Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega, in merito ai dati sugli infortuni in Emilia-Romagna aggiornati al mese di dicembre.

Non tutte le province dell'Emilia-Romagna, però, sono nella stessa situazione. Difatti, stando ai dati dello scorso anno, la regione al suo interno ospita diverse zone che, se analizzate singolarmente, hanno un'incidenza di mortalità tra le più elevate a livello nazionale. Andando più nel dettaglio, si classificano come zone rosse Bologna e Piacenza, le più pericolose per i lavoratori rispettivamente con indici pari a 46,3 e a 44,3. Rimini e Ferrara sono, invece, in zona arancione con indice di 41,6 e 40,7. La situazione migliora leggermente per Modena (38,8), Reggio Emilia (28,8), Parma (28,3) e Forlì-Cesena (28,1), tutte in zona gialla. Solo Ravenna con un'incidenza di mortalità pari a 17,6, si colloca nella zona bianca.

Traducendo questi dati in termini assoluti, la graduatoria degli infortuni mortali avvenuti sul posto di lavoro vede ancora Bologna in testa con 21 vittime, seguita da Modena (11), Reggio Emilia (7), Ferrara, Parma, Piacenza e Rimini (6), Forlì-Cesena (5) e Ravenna (3), per un totale di 53 vittime sul territorio regionale nello scorso anno.

Ma chi sono i lavoratori più in pericolo? In Emilia-Romagna, il settore manifatturiero emerge come il più a rischio, con 12.366 denunce di infortunio nel 2024, un dato confermato dalle tendenze osservate nei 2025. Per allargare lo sguardo al confine nazionale, invece, l'Osservatorio amplia anche la fascia di tempo studiata che va dal 2021 al 2024. Analizzando l'emergenza per settore, a detenere il triste primato di morti in occasione di lavoro, lungo tutto il quadriennio considerato, è quello delle costruzioni (564 decessi), seguito da trasporti e magazzinaggio (434 vittime) e dalle attività manifatturiere (411).

«Il bilancio è tragico, anche a livello nazionale (sugli infortuni mortali e non mortali) tanto quanto quello di un bollettino di guerra. Perché questo sembra purtroppo il lavoro nel nostro Paese: un campo di battaglia senza trincea e senza scudi. Negli ultimi quattro anni le vittime "ufficiali" sono state 4.442. Ricordiamo, infatti, che dalle rilevazioni ufficiali non emerge il mercato del lavoro sommerso in cui ovviamente risulta assai difficile indagare. Comunque, l'emergenza "ufficiale" basta e avanza», ha concluso Rossato.