art city

L’individualità e il rapporto con lo spazio pubblico. É questo il tema centrale di Very Well, on My Own, la mostra antologica di Ludovica Carbotta, allestita nella Sala delle Ciminiere al Museo d’arte moderna e contemporanea di Bologna. L’inaugurazione è prevista per mercoledì 31 gennaio, alle 18, nell’ambito di Art City, mentre la mostra sarà visitabile dal 1 febbraio al 5 maggio.

Quella ospitata al Mambo è la prima mostra antologica dell’artista che, come un romanzo di formazione, cerca di raccontare il percorso artistico e personale di Carbotta attraverso le sue opere. Nello specifico, la disposizione non segue un’andatura cronologica, ma si sviluppa per nuclei tematici che, in diverse modalità, consistono in una riflessione tra lo spazio individuale e quello istituzionale della città, in un mondo in cui spesso i confini si confondono e non sono nettamente definiti.

«Non abbiamo imposto al pubblico nessun percorso obbligato, perché il tentativo è che chi si muove tra le opere di Carbotta, si immedesimi nel processo creativo dell’artista» ha raccontato Lorenzo Balbi, direttore del Mambo e curatore della mostra insieme a Sabrina Samorì. Eppure a prescindere da dove si scelga di cominciare, tutto il percorso culmina nell’ultima sala, in cui è proiettato il film inedito Monowe.

E in effetti Monowe rappresenta il tentativo di sintetizzare il percorso intrapreso finora: si tratta di un progetto di ricerca tutt’ora in corso, che impegna l’artista sin dal 2016; il suo più grande ciclo di opere che racconta di un immaginario agglomerato urbano abitato da un unico cittadino. La prima installazione della città immaginaria Monowe (Entrance to the City) risale al 2016, realizzata in occasione di Dopo, Domani, ON, proprio al parco del Cavaticcio di Bologna. Dunque, tornare nella città che ha ospitato la prima versione dell’opera, rappresenta anche un modo per intraprendere un percorso a ritroso.

Infatti, oltre che nei contenuti, Monowe rappresenta una sintesi anche per quanto riguarda il media scelto dall’artista: «il film per me rappresentava l’occasione di restituire la complessità dei linguaggi attraverso i quali nel tempo Monowe ha trovato realizzazione. Monowe è uno spazio che cerca di riflettere la città contemporanea sia a livello architettonico ma soprattutto a livello istituzionale: pur essendo l’unico cittadino, il protagonista continua a ricordare e mettere in scena il suo rapporto con gli spazi istituzionali, a partire dalla casa al museo al tribunale e così via»,  spiega Carbotta.

Per quanto riguarda il titolo della mostra invece – Very Well, on My Own – l’intenzione era ironica, aggiunge Carbotta, «perché è la prima volta che realizzo una mostra individuale di questa portata, quindi ho voluto giocare sia con il concetto di show e sia affrontare una riflessione sul tentativo di ritrovare la propria individualità in un’accezione positiva». Inoltre il titolo riflette sul fatto che spesso l’attività dell’artista ha una parte misteriosa che a volte rimane tale anche alla stessa artista.