Violenza di genere

Sono arrivati in Piazza Maggiore con il fiocchetto rosso legato al polso i bambini e le bambine di alcune classi elementari. L’occasione è stato il flash mob “One Billion Rising” organizzato in collaborazione con la "Casa delle donne"; l’evento ha occupato tutta la giornata con appuntamenti sia la mattina che il pomeriggio.

«"One Billion Rising" è un movimento nato ormai undici anni fa dall’iniziativa di Eve Ensler, autrice de libro “I monologhi della vagina” - ha spiegato Rachelle Hangsleben, un’insegnante bolognese che sin dal primo anno fa parte di del movimento – Si tratta di un appuntamento mondiale, in cui “un miliardo di donne” alza la voce contro la violenza sulle donne e dice no».

La novità di quest’anno consiste nel coinvolgimento di bambine e bambini, ragazze e ragazzi provenienti da varie scuole bolognesi. «E’ molto importante coinvolgerli perché capiscano sin da subito a rispettare le donne ma in generale chi li circonda – ha detto un’insegnante che, insieme alla sua classe, ha scelto di aderire all’iniziativa – e in generale hanno da subito mostrato un grande entusiasmo». 

E effettivamente è ciò che si percepisce guardando le decine e decine di ragazzi ballare sulle note di "Break the Chain", inno dell’appuntamento di fama mondiale. Per organizzare al meglio l’incontro è stato realizzato un video con i passi del ballo, che in questi giorni i bambini e le bambine hanno imparato grazie all’aiuto delle insegnanti.

Inoltre, l’impatto della violenza di genere sulle adolescenti è proprio il tema centrale dell’indagine “Le ragazze stanno bene?”, recentemente pubblicata da Save The Children e ciò che emerge non sembrerebbe essere particolarmente rassicurante. Il 30% delle persone intervistate ritiene, per esempio, che la gelosia sia un segno d’amore; mentre il 21% che condividere la password dei social e dei dispositivi con il partner rappresenti una prova d’amore e ancora il 17% delle ragazze e dei ragazzi intervistati pensa che uno schiaffo ogni tanto sia, in fin dei conti, normale all’interno di una relazione.

Uno dei dati più preoccupanti, invece, rivela che il 48% delle persone intervistate ritiene che sia particolarmente difficile dire di no. A tal proposito «bisogna tenere a mente che le relazioni avvengono a un'età sempre più precoce; questo può generare disorientamento nei comportamenti da adottare e rendere più difficile capire cosa si può o non si può dire e fare - ha aggiunto Raffaella Paladini, psicologa che da oltre quindici anni lavora anche nelle scuole - Inoltre, è probabile che le ragazze non riescano a dire no per il bisogno di affermazione del proprio sé, In una società che propone modelli sempre più emancipati e irraggiungibile». 

«Nella mia esperienza mi è capitato diverse volte di ascoltare narrazioni di episodi violenti - ha aggiunto la psicologa -.  Il problema è che spesso certi atteggiamenti vengono sottovalutati o non considerati come vere e proprie violenze, sia fisiche che psicologiche. Questo purtroppo avviene perché c’è poca consapevolezza e conoscenza di alcuni fenomeni relazionali violenti, ma non percepiti come tali; mentre i ragazzi tendono a normalizzare comportamenti aggressivi o manipolazioni psicologiche». Per questo, affrontare certi temi sin dalle elementari – o meglio ancora dalla materna – è un passo fondamentale per diffondere una cultura del consenso e del rispetto, insegnando fin da subito la problematicità di certi atteggiamenti, così da evitare di incorrere in un processo di normalizzazione.

Tra l’altro, per quanto riguarda le modalità delle violenze o delle molestie, «nella mia esperienza si tratta soprattutto di episodi subiti dal partner, dal gruppo di frequentazione o in seguito ad incontri occasionali, quindi soprattutto da parte di coetanei», ha aggiunto la psicologa.

Un elemento positivo è sicuramente il fatto che, rispetto a qualche anno fa, oggi si parla molto più liberamente di queste tematiche. «C’è confronto, scambio e cura reciproca e questo credo che sia dovuto soprattutto alla campagna di sensibilizzazione al tema, ai progetti di prevenzione attivati da vari istituti scolastici e dalla diffusione del tema attraverso i social, alla portata delle ragazze di tutte le età», ha aggiunto Paladini.

 

Nell'immagine: la manifestazione in Piazza Maggiore.

Foto di: Sofia Centioni.