suicidi nelle carceri

«Per le condizioni delle carceri italiane sono in sciopero della fame» ha detto Aldo Di Giacomo, segretario generale della polizia penitenziaria dell’Emilia-Romagna, in presidio fuori dal Carcere della Dozza per sensibilizzare le istituzioni sulla condizione in cui vertono le carceri italiane. «Dall’inizio dell’anno, nel Paese, siamo arrivati a 29 suicidi tra i detenuti. A Bologna la settimana scorsa una detenuta si è suicidata inalando il gas usato per cucinare». Il suo giro per le carceri del Paese è iniziato ieri a Napoli e domani sarà a Padova per poi proseguire in altre città fino ad arrivare sotto il Quirinale.  «Ieri ero a Poggioreale dove a fine marzo si è ucciso un ventinovenne e continuerò a spostarmi finché non verremo ascoltati». «Prima di avviare lo sciopero come sindacato abbiamo mandato una mail al presidente della Repubblica per chiedergli di intervenire perché la situazione è gravissima: le persone si tolgono la vita e nella polizia penitenziaria abbiamo una carenza di organico di oltre 7mila unità reali», ha affermato il sindacalista. Di Giacomo, inoltre, lamenta l’indifferenza e l’immobilismo delle istituzioni. «Mancano risposte concrete. Ricevo telefonate in cui mi viene detto che è stata istituita una commissione per individuare i problemi da risolvere, ma sono sempre gli stessi da anni, nel tempo si sono acuiti. Chiediamo soluzioni. Esistono. L’indulto e l’amnistia: in generale non sono d’accordo, perché penso che abbiamo bisogno della certezza della pena, però sono le uniche soluzioni immediate e reali». Il sovraffollamento delle carceri è diffuso in tutt’Italia; solo la Dozza conta più di 800 detenuti rispetto a una capienza di 500 persone e le celle accolgono fino a quattro persone invece di una o due come da progetto. Secondo il sindacalista «da una parte il ministero deve limitare l’accesso al carcere per chi ha dipendenze da droghe e alcol, che deve essere seguito prima di tutto da un punto di vista psicologico, dall’altra lo stesso deve assicurare un periodo di detenzione e di reinserimento effettivi per quanti, circa 20mila detenuti, esercitano un potere criminale dentro e fuori dal penitenziario». Un altro aspetto che incide sull’organizzazione delle attività nell’istituto è la carenza di agenti e di medici. «Bisogna assumere altro personale: poliziotti, ma anche psichiatri. È una necessità che non va sottovalutata. Solo a Bologna, infatti, il 28% delle persone ha bisogno di questo supporto. Faccio appello alla politica».

 

 

 

Nell'immagine il segretario generale della polizia penitenziaria dell’Emilia-Romagna, Aldo Di Giacomo. Foto di Alessia Sironi.