Quindici

Dopo un Sanremo ben giocato – con un brano orecchiabile, La rabbia non ti basta, e una scelta decisamente azzeccata nella serata delle cover – BigMama esordisce con il suo primo album, Sangue, uscito l’8 marzo. Il primo verso del disco, in Fortissima Freestyle, racconta bene lo spirito delle tracce successive: «Non ho tempo per nessuno, solo per me». Dodici tracce in cui l’artista avellinese, all’anagrafe Marianna Mammone, racconta quindi soprattutto sé stessa, con estrema sincerità: dall’esperienza di essere una donna oggettificata, espressa al meglio in Cento occhi, a quella dell’amore libero e queer in salsa squisitamente edonistica cantata con Myss Keta in Touchdown. L’amore non eteronormativo torna anche in Mamasutra. Nel disco sono rari i testi in napoletano, e per sono particolarmente degne di nota Mama non Mama, il feat con La Niña del Sud, e Bomba a mano. La sincerità trapela anche da svariati versi che, attraverso l’album, esprimono pensieri spontanei e insicurezze («E odio quella zoccola, con te ci prova / non chiamo “zoccole” le donne mai, ma lei sì», «Non so se curarvi ferite, o se sbaglio quando parlo di parole che non dite»). Verso la fine del disco, le produzioni dance e hip hop lasciano spazio a una più intima Veleno, che racconta il cancro affrontato in passato dalla cantante e le permette di mostrare un lato di sé più emotivo e vulnerabile.

 

Questa recensione è già stata pubblicata nel numero 18 del Quindici del 14 marzo.