Tribunale

Giampaolo Amato

Sul caso Amato si è abbondantemente scritto in lungo e in largo. Questo ha consentito di aprire diversi scenari su ogni piccolo particolare emerso durante le indagini e di dare spazio a qualsiasi possibile dietrologia. Domani, però, terminerà di essere trattato come un giallo, perché prenderà il via il processo penale, dove la priorità sarà l’accertamento della verità giudiziale.

Un procedimento molto atteso e che si è subito infiammato per la decisione presa dal presidente della Corte d’Assise di farlo celebrare a telecamere spente. Infatti, il giudice Piero Luigi Di Bari ha vietato preventivamente le riprese, ritenendo che «non ricorra un interesse sociale di particolare rilevanza». Questo ha scatenato la reazione dei presidenti dell’Ordine dei giornalisti e dell’Associazione stampa Emilia-Romagna Silvestro Ramunno e Paolo Maria Amadasi, che hanno ritenuto la decisione inaccettabile. È in disaccordo con questa scelta anche la vicesindaca Emily Clancy che, a margine della presentazione delle iniziative in programma per l'8 marzo, ha dichiarato che il comune sta ragionando sulla possibilità di costituirsi come parte civile, come già fatto per il femminicidio di Alessandra Matteuzzi. «Naturalmente il nostro Comune pensa ci sia altissima rilevanza sociale - commenta Clancy - di qualunque tipo di femminicidio, questo è chiaro e l'abbiamo sempre dimostrato. Fare accedere o meno le telecamere in un'aula giudiziaria rimane prerogativa del magistrato, secondo il Codice di procedura penale».

Nel dibattimento in Corte di Assise, l’oftalmologo, in carcere dal 24 aprile 2023, si dovrà difendere dell’accusa di omicidio premeditato della moglie, Isabella Linsalata, che sarebbe stato realizzato attraverso la somministrazione di farmaci tra il 30 e il 31 ottobre 2021, e di quello della suocera, Giulia Tateo, che sarebbe uccisa tra l’8 e il 9 ottobre 2021 con le stesse modalità. Inoltre, Amato è accusato anche di peculato e detenzione illeciti di farmaci, il Midazolam e il Sevulforano, secondo l'accusa utilizzati per uccidere le due donne. Proprio per quest’ultimo reato è arrivata la scelta del dirigente dell’Ausl Paolo Bordon di costituirsi parte civile.

 

 

Giampaolo Amato. Foto Virtus