sanità
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Sfiniti. È così che si definiscono gli infermieri dell’ospedale di Imola, tanto che «una collega ha persino avuto un malore in pieno servizio», denunciano attraverso il sindacato di categoria Nursind. Tra la carenza generale di infermieri e la mancanza di operatori socio-sanitari nelle ore notturne, per i dipendenti del nosocomio imolese si prospettano scenari tutt’altro che rosei.
«Non è possibile andare avanti in questo modo – afferma Anna Fabiano Esposito, delegata per l’Ausl di Imola. In diversi reparti ad alta intensità di pazienti, come per esempio geriatria e ortopedia, siamo sempre meno e non ci sono Oss al nostro fianco, soprattutto di notte, quando ci sono solo due infermieri di turno che devono svolgere in contemporanea anche altri compiti che non gli competono».
In questo contesto, per la segretaria regionale del sindacato, Antonella Rodigliano, non stupisce che i camici bianchi si ritrovino a vivere una situazione di burnout (un forte stress dato dal lavoro che si traduce in logorio psicofisico ed emotivo). «Lo stress correlato al lavoro è ormai una costante in quasi tutte le aziende sanitarie della regione, dove siamo sempre di meno – spiega Rodigliano. Si tratta di una situazione cronica e complicata, che denunciamo ormai da tempo: servono nuove assunzioni nelle nostre aziende sanitarie, gli infermieri non ce la fanno più. Si investe sempre di meno sul personale e le piante organiche carenti non fanno che pesare su chi rimane al proprio posto». Un aspetto ribadito anche da Esposito: «Il burnout è sempre più diffuso fra i nostri colleghi, costretti spesso a saltare i turni di riposo, con conseguenze sia sulla propria qualità della vita e sulla gestione del tempo fra impegni personali e lavoro, ormai inesistente, sia sulla qualità dell'assistenza che si dovrebbe garantire ai pazienti».
Lo scenario di Imola si somma ai problemi di personale nei Cau regionali attenzionati nel dibattito degli ultimi giorni dall’Associazione sindacale dei medici italiani (Snami). «La Regione ha bandito 158 posti a tempo indeterminato per medici Cau, ma in tutto ne sono stati assegnati solo sei. Che dire, un successone», attacca il sindacato. Repentina la replica dell'assessore alla Salute, Raffaele Donini, che commenta: «Ennesimo allarme inutile, nei Cau non ci sono problemi di personale né si ricorre ai "gettonisti"».
Le criticità, per lo Snami, riguardano soprattutto il carattere "precario" dei medici specializzandi che prestano servizio in queste strutture. «Per la Regione - attacca il sindacato - evidentemente è irrilevante che il personale operante abbia un rapporto di lavoro strutturato. L'importante sembra sia coprire i turni in un modo o nell'altro». E per farlo, contesta, «bastano giovani medici neolaureati e specializzandi in continua rotazione, retribuiti secondo le ore di incarico che fanno, senza ferie pagate e in qualche modo in una posizione contrattuale “usa e getta"». In questo senso, si chiede il sindacato, «qual è la differenza con un gettonista libero professionista? Semplicemente che non c'è una cooperativa di intermediazione, ma che la gestione viene fatta direttamente dalle aziende sanitarie, sulla base di accordi di lavoro non definiti nei dettagli, quali orario di incarico e reperibilità».
In merito ai pro e ai contro del sistema percepiti dai giovani medici nei Cau, venerdì 22 marzo 2024, alle 17.30, i membri di Als Emilia-Romagna, l’Associazione liberi specializzandi, si confronteranno in diretta Facebook sulla loro pagina ufficiale con i rappresentanti regionali dell’assistenza ospedaliera e territoriale.
Foto: Ansa