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I collettivi e i Giovani Palestinesi hanno aperto la giornata di “contro-inaugurazione dell’anno accademico” occupando prima via Zamboni 32 e poi il Rettorato accademico, nel tentativo di avere un faccia a faccia col rettore in trasferta a Roma. Lì è stato trasferito il momento di assemblea pubblica, che arriva di risposta alle tensioni scatenate ieri dagli scontri avvenuti con le forze di polizia lungo via Indipendenza. Materia del contendere rimangono gli accordi stipulati tra l’università di Bologna e Israele, molti dei quali – sostengono i collettivi – stretti con enti pubblici e privati direttamente coinvolti nel mondo della produzione bellica.

«Quello che è successo ieri è indecente, dal rettore pretendiamo le scuse e chiediamo sia organizzato un incontro pubblico in cui discuterne apertamente», spiega Caterina dei Giovani Palestinesi all’apertura dell’assemblea pubblica in Zamboni 32. «Ieri ci hanno tolto il microfono dal palco dell’inaugurazione, forse perché quello che diciamo è pericoloso – continua un’altra attivista dei Gp –. Ma se loro ci chiudono quella porta, noi entriamo da quella del rettore». Attiviste e attivisti si sono poi spostate in mattinata in rettorato chiedendo un incontro con Molari, assente tuttavia a causa di una trasferta a Roma occasione di incontro con altri rettori italiani. Le richieste comunque sono chiare: «Sono mesi che cerchiamo di parlare con il rettore, e nonostante l’aiuto arrivato anche dai docenti, dalle ricercatrici e dal personale amministrativo che ha firmato la petizione per il cessate il fuoco l’unico incontro organizzato è saltato. Pretendiamo un incontro pubblico, non una piccola delegazione chiamata a porte chiuse», si è precisato in assemblea.

Per i collettivi l’atto di “strappare dalle mani” il microfono all’attivista è stato segno del totale disinteresse della governance accademica alla questione palestinese. E la conferma di una chiusura alle proposte dei collettivi. Una scelta di senso opposto rispetto a quella presa recentemente dal senato accademico dell’Università di Torino, che con una decisione ha dato lo stop al bandoMaeci” dedicato alla cooperazione tra istituzioni israeliane e italiane in materia di ricerca scientifica.

Nel pomeriggio e nella giornata di domani proseguiranno le attività dei collettivi. In serata verrà organizzato un collegamento con l’avvocato Flavio Rossi Albertini, legale di Anan Yaeesh, ragazzo palestinese di 37 anni detenuto nel carcere di Terni dopo la richiesta di estradizione formalizzata dal governo israeliano. Della sua condizione si discuterà a lungo, vista la particolare situazione di vulnerabilità in cui potrebbe cadere una volta fatto ingresso nel sistema penitenziario israeliano. Aspetto che continua ad allarmare il legale e le attiviste, vista la protezione internazionale riconosciutagli e la sentenza della corte di appello dell’Aquila che si è opposta alla richiesta di estradizione.

 

 

Foto di Ylenia Magnani